5° incontro giovedi 17 ottobre

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Qualche notizia relativa all’argomento e ai pittori di cui si parlerà nel prossimo incontro.

 


DER BLAUE REITER
(Il cavaliere azzurro)
da Vasilij Kandinskij a Paul Klee

“Der Blaue Reiter” (Il cavaliere azzurro o Il cavaliere blu) fu un gruppo di artisti formatosi a Monaco di Baviera nel 1911 e attivo fino al 1914 ovvero fino allo scoppio della prima guerra mondiale che ne causò la dispersione.
Fu il secondo in senso temporale dei due nuclei fondamentali dell’espressionismo tedesco, dopo “Die Brücke” fondato a Dresda nel 1905.
Il gruppo non ebbe un vero e proprio manifesto, ma pubblicava un bollettino che portava lo stesso nome del gruppo e che si caratterizzò sin dall’inizio in senso cosmopolita e interdisciplinare.
L’attivismo di Kandinskij e del suo gruppo lungi dal caratterizzarsi in senso politico (come era accaduto a Die Brucke) si avvicinava piuttosto all’atteggiamento dei Fauves francesi, per un fondamentale senso lirico e gioioso della vita.Il cavaliere azzurro
Il nome, Der Blaue Reiter, ebbe origine dalla passione di Kandinskij per il colore blu e dall’amore di Marc per i cavalli. Per Kandinskij, il blu è il colore della spiritualità, più è scuro e più risveglia l’umano desiderio per l’eterno (si veda il suo libro On the Spiritual in Art, 1911). Kandinskij aveva inoltre creato un’opera d’arte con lo stesso nome (Der Blaue Reiter) nel 1903.

 

4° incontro 20 giugno 2013

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CUBISMO E CUBISMI
(II parte): da La Section d’Or all’Orfismo

(L’immagine rappresenta il diisegno-locandina per una mostra de ‘La Section d’Or’.).

File:Theo van Doesburg Design for a poster.jpgLaSection d’Or nota anche come Groupe de Puteaux o Gruppo di Puteaux, fu un’associazione di pittori e critici d’arte associati ad un ramo del cubismo noto come orfismo (un termine coniato dal poeta francese Guillaume Apollinaire). Con sede nel sobborgo parigino di Puteaux, fu attiva dal 1912 a circa il 1914, arrivando alla ribalta sulla scia della loro partecipazione al controverso Salon des Indépendants nella primavera del 1911.
Il nome del gruppo venne suggerito da Jacques Villon, dopo aver letto una traduzione del 1910 del Trattato della Pittura di Leonardo da Vinci realizzata da Joséphin Péladan. Péladan attribuiva un grande significato mistico alla sezione aurea (in lingua francese Section d’Or) e ad altre simili configurazioni geometriche. Per Villon, questo simboleggiava la sua fede nell’ordine e nel significato delle proporzioni matematiche, perché rifletteva i modelli e le relazioni presenti in natura.
Il Gruppo adottò questo nome per distinguersi dalla definizione più ristretta del cubismo sviluppata in precedenza da Pablo Picasso e Georges Braque nel quartiere di Montmartre a Parigi.
Il carattere intelletuale dei loro lavori sedusse, nel 1912, l’ortodosso Juan Gris.
(tratto da Wikipedia)

3° incontro 23 maggio 2013

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CUBISMO E CUBISMI
(I parte): Picasso e Braque

(L’immagine rappresenta l’opera che prelude il cubismo: Les demoiselles d’Avignon di Picasso del 1907).

Il cubismo è un movimento artistico d’avanguardia che nasce a Parigi attorno al 1907 che genererà movimenti analoghi in musica e letteratura. Nelle opere cubiste il soggetto è spezzato, analizzato e riassemblato in una forma astratta. L’artista tende a ritrarre l’oggetto in un contesto più vario, raffigurandolo da più punti di vista. Lo sfondo e i piani prospettici si compenetrano, creando un ambiguo spazio vuoto caratteristico del cubismo. Gli artisti più influenti di questo movimento sono Pablo Picasso, Fernand Léger, Georges Braque e Juan Gris.

Storia

Il termine cubismo viene fatto risalire ad un’osservazione di Henri Matisse davanti ad un dipinto di un paesaggio, L’Estaque, esposto da Georges Braque al Salon d’Automne del 1908. La frase di Matisse, che parlò di piccoli cubi, fu raccolta dal critico d’arte Louis Vauxcelles che, per primo, usò la parola cubismo in un suo articolo.

L’anno precedente era stata pubblicata una raccolta di lettere indirizzate nel 1904 ad Emile Bernard da Paul Cézanne che, pur non rinunciando mai da parte sua ad applicare le regole della prospettiva tradizionale, aveva parlato della possibilità di vedere le forme naturali sotto l’aspetto di solidi geometrici. La ricerca di Cézanne, creatore dello spazio per via di volumi, si era rivelata fondamentale: la retrospettiva delle sue opere al Salon d’Automne del 1907 aveva colpito profondamente Picasso, Braque e Léger, unitisi ben presto ai primi due. Inoltre l’arte negra, all’epoca di moda a Parigi, negli atelier, poneva l’accento sull’oggetto nella sua essenzialità, indipendente dall’ambiente.

Così, grazie allo studio tenace di Picasso e Braque, vennero gradualmente formandosi i principi fondamentali del cubismo, primo fra tutti quello della rinuncia alla rappresentazione diretta degli oggetti che vanno ricreati, dopo essere stati scomposti negli elementi costitutivi, mediante un’operazione per cui la pittura, appropriandosi i metodi della scienza, diviene strumento conoscitivo e si rivolge direttamente all’intelletto, senza passare attraverso impressioni essenzialmente fisiche. Il pittore cubista cerca di rappresentare simultaneamente sulla tela diversi aspetti del medesimo oggetto, ovvero ciò che conosce dall’oggetto stesso, piuttosto che l’immagine che gli giunge attraverso l’organo visivo.

 

Incontro 18 aprile 2013

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ESPRESSIONISMO
(II parte): Die Brücke (il ponte), da Kirchner a Mueller

Espressionismo tedesco (pittura)
Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.

L’espressionismo tedesco deve la sua origine principalmente alla fondazione del movimento Die Brücke (“il ponte”) da parte di Fritz Bleyl (1880-1966), Erich Heckel (1883-1970), Ernst Ludwig Kirchner (1880-1938), Karl Schmidt-Rottluff (1884-1976), il cui scopo era quello di gettare un ponte tra la pittura classica neoromantica e un nuovo stile che si andrà a definire nell’espressionismo. Altri gruppi come Der Blaue Reiter (“il cavaliere blu”) o Der Sturm (“la tempesta”) contribuiscono alla nascita del nuovo genere pittorico.

Artisti come Franz Marc (1880-1916), Ernst Ludwig Kirchner (1880-1938), August Macke (1887-1914), Paul Klee (1879-1940) e Lyonel Feininger (1871-1956) rendono florido il terreno tedesco, avvicinando anche le altre avanguardie storiche dell’epoca.

Caratteri e tematiche
L’espressionismo tedesco nasce dal vissuto degli artisti, è la ricerca dell’emozionale e dello spirituale della realtà che li circonda; le metropoli, la vita di strada, il circo, divengono riflessioni sulla solitudine dell’uomo, sull’alienazione dell’individuo. Il segno incisivo (utilizzato ad esempio da Kirchner nel suo “scena di strada berlinese”) e la gamma cromatica acida e accentuata divengono tratti distintivi di questo movimento. Se gli impressionisti cercavano di fissare un’impressione sulle loro tele, e si dedicavano alla realtà esteriore, l’espressionismo si dedica all’emozione, alla sensualità, al raggiungimento di una soddisfazione interiore per mezzo dell’occhio. La pittura accademica viene abbandonata, per favorire la ricerca della pittura volitiva, infatti la volontà di cambiamento era uno dei principi dell’espressionismo tedesco.

Il movimento del Die Brücke (formatosi a Dresda nel 1905 in contemporanea con i Fauves francesi) tratta temi come il disagio esistenziale, l’angoscia psicologica, la critica all’ipocrisia della società borghese. Munch e Ensor furono fonte d’ispirazione per loro, da essi presero l’idea del grido interiore che portasse in superficie il dolore degli artisti intellettuali dell’epoca. Gli artisti del Der Blaue Reiter (Monaco di Baviera, 1911) evolvono il concetto, portandolo ad una svolta: l’espressione interiore era l’aspetto fondamentale, tale da portare anche al totale rifiuto dalla realtà. Questa visione getta le basi per la nascita dell’astrattismo, del quale Vasilij Kandinskij sarà il padre.

La grande Guerra
Gli espressionisti guardavano alla guerra come alla possibilità di un nuovo ordine sociale. Un conflitto mondiale poteva essere il colpo di spugna da loro desiderato per ricominciare un nuovo stile di vita al termine dell’esperienza bellica; si auspicava la purificazione dell’Europa, il tramonto di tutti gli antichi poteri. Molti artisti, animati da questi principi, si arruolano e combattono al fronte come volontari, solo per accorgersi degli orrori della guerra, tali da sconvolgerli al punto di smettere di dipingere.

Dopo la guerra cominciò a prevalere uno stile più realistico dell’espressionismo. Otto Dix (1891-1969), Max Beckmann (1884-1950) e George Grosz (1893-1959) ne erano i protagonisti.

Incontro 21 gennaio 2013

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ESPRESSIONISMO
(I parte): Les fauves (le belve), da Matisse a Vlaminck

Henry Matisse - la stanza rossaL’Espressionismo è una corrente artistica, ricca di contenuti sociali e drammatici, che nasce attorno al 1905 in Francia con i Fauves, (le Belve) ed in Germania con il gruppo Die Brücke.
L’Espressionismo non riguarda solo le arti figurative, ma anche letteratura, musica, teatro, scenografia ed architettura.
In pittura l’Espressionismo è una evoluzione dell’Impressionismo e le differenze tra i due movimenti sono sostanziali e profonde, ma non di natura tecnica di esecuzione.
L’Impressionismo è legato alla realtà esteriore cogliendone gli effetti luministici e coloristici che rendono piacevole e interessante uno sguardo sul mondo esterno.
Invece l’Espressionismo, rifiuta il concetto di una pittura tesa al piacere del senso della vista, spostando la visione dall’occhio all’interiorità più profonda dell’animo umano.
L’Impressionismo ha un atteggiamento positivo nei confronti della vita, rappresentando il bello e la gioia di vivere, mentre l’atteggiamento dell’Espressionismo è invece profondamente drammatico espresso attraverso la violenza cromatica e la deformazione caricaturale.

Incontro 13 dicembre 2012 rinviato al 10 gennaio 2013

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Art Noveau

Da Wikipedia, l’enciclopedia libera e altre fonti internet.
Con Art Nouveau ci si riferisce ad un vasto movimento artistico che ha coinvolto molti paesi europei e gli Stati Uniti, tra fine Ottocento e primo Novecento. Viene chiamato in modi differenti: Liberty o stile floreale in Italia, Modern style in Gran Bretagna, modernismo in Spagna, Jugendstil in Germania, Sezessionstil in Austria. Comune è la reazione all’arte accademica e storica, contro la quale si afferma la forza vitale di un’arte che trae la propria ispirazione direttamente dalla natura. Da qui deriva l’estetica naturalistica dell’art nouveau, il linearismo raffinato, la ricerca decorativa da applicare e questo è uno degli aspetti più interessanti in campo architettonico, uno dei più vitali non in modo circoscritto ma tale da coinvolgere in un unico e organico progetto decorativo tutte le parti, senza soluzione di continuità tra l’interno e l’esterno dell’edificio.

Incontro 8 -> 15 novembre 2012

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Rinviato al 15 novembre sempre alle ore 21

Divisionismo

Da Wikipedia, l’enciclopedia libera e altre fonti internet.

Il Divisionismo è un movimento pittorico italiano sviluppatosi a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento. Il Divisionismo nasce essenzialmente dall’Impressionismo e ne sviluppa ulteriormente la ricerca sulla scomposizione dei colori e della luce. La sua tecnica innovativa, prende spunto dalle teorie ottiche di Chevreul, Sutton e Road, e scaturisce dall’esigenza di rappresentare il vero attraverso gli effetti della luce del sole. I pittori che aderiscono al Divisionismo accostano pertanto i colori puri e li applicano sulla tela a piccoli tratti o a puntini (puntinismo), lasciando che sia l’occhio dello spettatore a ricomporli. Diffusosi in più parti d’Italia ma con principale centro artistico a Milano, nacque ufficialmente nel 1891, quando le prime opere divisioniste vennero esposte all’esposizione Triennale di Brera dove viene esposto il quadro “Le due madri” di Giovanni Segantini. Pur essendo in sintonia con il puntinismo, a differenza dell’esperienza francese che era particolarmente attenta agli aspetti scientifici della tecnica, il divisionismo ne mise in evidenza soprattutto il carattere artistico e simbolico. Era però la natura il soggetto che guidava i divisionisti, tra i cui protagonisti fu il pittore, teorico e mercante d’arte Vittore Grubicy de Dragon che, grazie alle conoscenze del mercato europeo, ne diffuse l’opera all’estero. Dopo varie esperienze anche Giovanni Segantini arriva al Divisionismo raffigurando nelle proprie opere un’atmosfera colma di luce e una natura incontaminata. Dopo aver affrontato in diversi modi il tema della luce, anche Plinio Nomellini giunge al divisionismo, così come Giuseppe Pellizza da Volpedo e Angelo Morbelli cercano di rappresentare le loro reali tematiche sociali con una fitta rete di pennellate eseguite a tratti e minuscole linee che è propria del Divisionismo

Gaetano Previati (Ferrara 1852 – Lavagna  Ge 1920)

Un articolo di Boccioni dedicato a Previati (pubblicato il 26 marzo 1916) :“Quando finirà questa infame noncuranza, questa vergognosa incoscienza artistica e nazionale verso il piú grande artista che l’ Italia ha avuto da Tiepolo ad oggi?… L’opera di Gaetano Previati è di una vastità e di un valore che sconcertano… Previati è il solo grande artista italiano, di questi tempi, che abbia concepita l’arte come una rappresentazione in cui la realtà visiva serve soltanto come punto di partenza. Egli è il solo artista italiano che abbia intuito da piú di trent’ anni che l’arte fuggiva il verismo per innalzarsi allo stile. Gaetano Previati è stato il precursore in Italia della rivoluzione idealista che oggi sbaraglia il verismo e lo studio documentato del vero. Egli ha intuito che lo stile comincia quando sulla visione si costruisce la concezione, ma mentre la sua visione si è rinnovata nella modernità, la concezione è rimasta, come ossatura, al vecchio materiale elaborato del Rinascimento italiano…”
Previati affronta, in modo originale e anticonvenzionale, i soggetti già consacrati dalla tradizione classica e romantica di carattere storico, letterario, religioso ed esotico. Si interessa, con un numero ridotto di opere, anche al paesaggio, alla natura morta e ai ritratti, sviluppa temi nuovi di natura mistico-simbolica inserendosi nel filone del Simbolismo europeo e negli ultimi anni di attività dipinge anche opere legate al progresso moderno in sintonia col clima del Futurismo.
Questo ampio quadro tematico indica la sua disponibilità a sperimentare tutta la gamma comunicativa nel desiderio, forse, di ottenere comprensione, riconoscimenti e successo da parte del pubblico e della critica.
Spesso in età matura replica quadri precedenti usando la tecnica divisionista per attribuire ai vecchi soggetti nuovi significati di carattere simbolico.
Predilige in genere il quadro di grande formato spesso nella dimensione del trittico (smembrati per scopi commerciali).

Giovanni Segantini (Arco 1858 – Engadina 1899)
Fu il maggior pittore divisionista italiano. Allievo all’Accademia di Brera di Milano, fu influenzato dall’ultimo romanticismo lombardo di T. Cremona. Ritiratosi in Brianza (1881-86)svolse una tematica agreste, che lo mostra inserito nel ceppo del naturalismo, e approfondì lo studio della luce. Adottò in pieno la tecnica divisionista, senza però rinunciare alla plasticità e alla rappresentazione. In opere quali Ragazza che fa la calza (1888, Zurigo, Kunsthaus), Le due madri e L’angelo della vita (1889 e 1894, Milano, Galleria d’arte moderna), a filamentazione del colore in toni puri e sottilmente accostati per ricreare la luminosità solare è associata a interessi allegorici e simbolistici promossi da uno spiritualismo un po’ decadente. Una vera e propria svolta in questa direzione divenne evidente soprattutto nelle opere dell’ultimo periodo (1894-99), trascorso a lavorare nelle valli alpine dell’Engadina, dove il simbolismo del tema della montagna si esprime figurativamente nella tendenza a ridurre la composizione a effetti decorativi di gusto quasi floreale (L’amore alle fonti della vita, 1896, Milano, Galleria d’arte moderna; Trittico delle Alpi: la Natura-la Vita-la Morte, 1899, incompiuto, Sant Moritz, Museo Segantini).

Giuseppe Pelizza da Volpedo (Volpedo 1868 – ivi 1907)
A Milano, dove studiò all’accademia di Brera, fu influenzato dalla Scapigliatura e da D. Ranzoni; a Bergamo fu allievo di C. Tallone e a Firenze (1893-95) frequentò S. Lega e P. Nomellini. Interessato al realismo sociale e a B. Lepage, divenne noto con Fienile (esposto a Milano nel 1894) dove sperimentò la tecnica divisionista, suggestionato da A. Morbelli; aderì poi al Simbolismo, influenzato da G. Previati (Lo specchio della vita, 1895-98). Attento alle problematiche sociali e ispirandosi a E. Longoni, realizzò Ambasciatori della fame (1891-92), poi Fiumana (1896, Torino, coll. privata) e infine Il cammino dei lavoratori o Quarto stato (1896-1901, Milano, Galleria d’arte moderna), di cui sono notevoli anche i bozzetti e i disegni preparatorî. Ricordiamo ancora Il sole nascente (1904, Roma, Galleria nazionale d’arte moderna), opera che testimonia l’adesione al divisionismo di G. Balla.

Incontro 27 settembre 2012 – 4 ottobre 2012

Incontro rinviato al 4 ottobre 2012 per parziale inagibilità della struttura.


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Simbolismo

Da Wikipedia, l’enciclopedia libera e altre fonti internet.

Il Simbolismo è una delle principali correnti intellettuali e artistiche della seconda metà dell’800. Comincia a manifestarsi in Francia attorno al 1885, soprattutto in ambito letterario. Ma si irradia rapidamente al resto d’Europa, investendo vari campi dell’arte. Alla base del Simbolismo si colloca una visione antipositivista della realtà. Alla ragione l’artista contrappone l’irrazionale, il misterioso e il soprannaturale. Alla rappresentazione della realtà esterna, introdotta dal Realismo, contrappone l’espressione del vero interiore, l’Io dell’individuo, con i suoi istinti, le emozioni, i sogni e gli incubi. Scopo dell’estetica simbolista è dare voce alla dimensione profonda e irrazionale dell’individuo e trovare un punto di unione con la realtà sensoriale. Elemento di sintesi tra questi opposti è il simbolo. Simbolo inteso come strumento formale in grado di esprimere in modo sintetico ciò che non può essere detto o scritto. Da cui la denominazione di tutta la corrente. Nel campo della pittura il Simbolismo riunisce tutte le tendenze e le personalità artistiche che si distaccano dalla rappresentazione della realtà sensoriale, propria del Realismo, dell’Impressionismo e del Neo-impressionismo. In questo senso, il Simbolismo non si presenta come un movimento o una corrente vera e propria, ma come un clima intellettuale che interessa correnti o singole individualità artistiche in tutta Europa. Caratteristica della pittura simbolista è il non riprodurre oggetti, ma esprimere idee, traducendole nel linguaggio sintetico dei simboli. Il mondo dei simbolisti è dominato dal sogno, dall’immaginario, dal fantastico, dal soprannaturale. Le composizioni raffigurano situazioni in cui appaiono simboli tratti da svariati repertori: la storia antica, la mitologia, la religione. Talvolta, compaiono anche simbologie orientali, alchemiche ed esoteriche. Sul piano stilistico le opere si caratterizzano per le tonalità cupe e un raffinato decorativismo, che concorrono a suggerire un certo senso di mistero. D’altro canto, l’abbondanza di temi mitologici e letterari sconfina spesso nell’allegoria, nella raffigurazione patetica, nelle pose studiate. Il che costituisce l’elemento di maggior debolezza di alcuni risultati del simbolismo. Correnti simboliste si manifestano soprattutto in Francia, Inghilterra, Germania e Belgio. Principali interpreti del Simbolismo in Francia sono Gustave Moreau, Pierre Puvis de Chavannes e Odilon Redon. Nelle loro opere affiorano atmosfere di sogno, dominate da un senso di silenzio e mistero.

Altre info

Moreau, Gustave(Parigi 1826 – ivi 1898). Spirito eclettico e raffinato, profondamente colto, fu forse il più “letterato” tra i pittori francesi dell’Ottocento. La sua pittura si ricollega alla tradizione di J.-D. Ingres e Th. Chassériau, ma risente di sottili ricerche sullo stile e la tecnica dei quattrocentisti italiani. Le sue opere più notevoli (Il Cantico dei Cantici, 1853; Giasone e Medea, 1865; Orfeo, 1866; Prometeo, 1869; Salomè, 1876) sono per diversi aspetti affini a quelle dei preraffaelliti inglesi, ma nascono per lo più da un’ispirazione pagana e sono piene di sottile sensualità. Il lato fantastico della sua arte (la bellezza da idolo delle sue figure allucinanti) fu molto apprezzato dai surrealisti, in specie da A. Breton. La sua scuola, diretta (dal 1892) con grande intelligenza, fu frequentata da alcuni tra i maggiori artisti del tempo: tra gli altri, H. Matisse e G. Rouault. Il museo a lui intitolato, a Parigi, possiede quasi tutte le sue opere (circa 1100 quadri, in gran parte incompiuti, e 7000 disegni).

Redon, Odilon(Bordeaux 1840 – Parigi 1916), considerato il maggiore rappresentante del simbolismo pittorico. La sua produzione, caratterizzata da soggetti inusuali e bizzarri legati al mondo onirico, fu inizialmente circoscritta al disegno e alla litografia per trovare in un secondo momento un cromatismo intenso con l’utilizzo della tecnica del pastello e dell’olio. Amato dai poeti simbolisti (in particolare Mallarmé), fu particolarmente apprezzato dai Nabis, e in seguito dai surrealisti. Vita. Appassionato di scienze naturali, musica, poesia, dopo aver studiato disegno a Bordeaux, nel 1858 R. si trasferì a Parigi dove subì l’influsso dell’incisore R. Bresdin e studiò litografia con H. de Fantin-Latour. Entrò quindi in contatto con G. Moreau attraverso il quale si avvicinò alle tematiche simboliste. Fin verso il 1890 si dedicò quasi esclusivamente al disegno, specie a carboncino, e alla litografia. Gli studi di paesaggi, nei quali è evidente anche il richiamo a B.-C. Corot, ma soprattutto le composizioni dai soggetti strani e insoliti, intrisi di tristezza e disperazione, trovano la loro originalità nella volontà di R. di “far vivere umanamente degli esseri inverosimili secondo le leggi del verosimile mettendo, per quanto è possibile, la logica del visibile al servizio dell’invisibile”.

Böcklin, Arnold(Basilea 1827 – San Domenico di Fiesole 1901), allievo di O. W. Schirmer a Düsseldorf, poi di A. Calame a Ginevra. Viaggiò in Belgio e in Francia; soggiornò a Roma (1850-57 e 1862-66). Si dedicò dapprima al paesaggio, si orientò poi verso un classicismo tutto evocativo e letterario, pieno di contenuti mitici e allegorici. A Monaco (1859) ebbe successo col quadro Pan. Divenuto professore a Weimar, seguitò a dipingere grandi composizioni: Idillio marino; Primavera d’amore; L’isola dei morti; Il bosco sacro; Vita somnium breve; Venus Genitrix, ecc. Dimorò a Monaco (1871-74), a Firenze (1874-85), a Zurigo (1884-92) e ancora a Firenze, dove ebbe a collaboratore, negli ultimi anni, il figlio Carlo. La sua arte, pur nella sua radice accademica, è documento dell’interesse della cultura germanica per i miti del mondo classico.

Stuck, Franz von(Tettenweis, Bassa Baviera, 1863 – Monaco di Baviera 1928). Si formò a Monaco frequentando la Scuola di arti decorative, il Politecnico (1882-84) e infine l’Accademia (1885-89, dove insegnò dal 1895); nel 1892 fu tra i promotori della secessione di Monaco. Sensibile all’influenza di A. Böcklin e di H. Thoma trattò, con intonazioni simboliste, ritratti, nudi monumentali di forte carica erotica e composizioni allegoriche spesso ispirate alla mitologia classica (Il peccato, 1893, Monaco, Neue Pinakothek; Oreste e le ninfe, 1905, Roma, Galleria nazionale d’arte moderna) che gli diedero notorietà. Abile illustratore e caricaturista (collaborò alle riviste Pan e Jugend), fu anche scultore e architetto: nel 1898 a Monaco progettò e fece edificare in stile neoclassico la sua residenza che, dal 1968, ospita il museo a lui dedicato.

Khnopff, Fernand. – Pittore, incisore e scultore belga (Grembergen-lez-Termonde 1858 – Bruxelles 1921). Recatosi più volte a Parigi e in Inghilterra, fu sensibile all’influsso dei preraffaelliti e di G. Moreau. Le sue pitture sono ricche d’allusioni simboliche (Ascoltando Schumann, 1883, Bruxelles, Musées royaux des beaux-arts; Il segreto, 1902, Gand, coll. priv.), come le sue sculture (maschere femminili in materiali preziosi, busti policromi).

Hodler, Ferdinand. – Pittore svizzero (Berna 1853 – Ginevra 1918). Dopo un’infanzia difficile e un breve apprendistato come decoratore, frequentò a Ginevra l’Accademia di belle arti. Allievo di B. Menn (1871-76), in quegli stessi anni, produsse ritratti, scene di genere con figure e soprattutto paesaggi alpestri che, ancora legati alla tradizione vedutistica svizzera, risentono anche del realismo di R. Zünd. Lasciata Ginevra per Berna, nel 1878 soggiornò a Madrid dove fu particolarmente colpito dalle opere di Rubens e Velázquez. Tornato in Svizzera, trascurò i temi consueti affrontando, con eguale efficacia, il quadro storico, il ritratto e il paesaggio in ampie composizioni simboliche (Guerriero infuriato, 1884, Ginevra, Musée d’art et histoire; La Notte, 1889-90, Berna, Kunstmuseum). Il suo affermarsi in ambito internazionale coincise con una crisi di misticismo dominata dal tema della morte che emerge costantemente nella sua opera, con un disegno incisivo e un uso sommario del colore (Donna morente, 1915, Basilea, Kunstmuseum). Le sue composizioni, stilizzate secondo il gusto Jugendstil e organizzate in rigorosi ritmi simmetrici (Il Lago di Ginevra, 1895, Zurigo, Kunsthaus; Il Giorno, 1900, Berna, Kunstmuseum) costituirono una delle fonti dell’espressionismo tedesco.