Intervista Ennio Donati

Intervista a Ing. Ennio Donati sulla conferenza "Dialetti della Marca – dal dialetto marchigiano a machì malà"

Abbiamo incontrato l'ing. Donati qualche minuto prima della conferenza e gli abbiamo posto alcune domande, ci ha risposto molto cordialmente come suo solito.

D. Ci dai un'idea di come pensi di organizzare la conferenza?

R. Per parlare del dialetto marchigiano, anzi per essere preciso, dei dialetti marchigiani ci vorrebbero molte ore che chiaramente non abbiamo, farò una sintesi di durata massima di 40 min. Durante la conferenza introdurrò una cartina con le diverse aree dialettali italiane per poi zoommare sulle Marche. Da questa passerò a parlare delle diverse aree dialettali delle Marche, perché ce ne sono diverse, e da qui andrò in dettaglio fino ad arrivare a parlare del dialetto di Monte Porzio. Per essere onesti devo dire che non conosco in modo approfondito il vostro dialetto e quindi mi sono principalmente basato sulla pubblicazione di Franco Testaguzza "Per non scordà", analizzerò alcune caratteristiche peculiari del vostro dialetto e alla fine lascerò che il pubblico intervenga con domande o magari ricordando alcune frasi di uso comune, sempre in dialetto.

D. Mi avevi accennato dell'importanza del Fiume Cesano nella glottologia (linguaggio) delle Marche, puoi dare qualche informazione più precisa?

R. Dal punto di vista del linguaggio (dialetto) questo fiume che idrologicamente non ha una importanza rilevante , insieme al fiume Aso costituiscono una separazione netta tra i diversi dialetti marchigiani. Come ho già detto l'Italia è divisa in diverse zone dialettali, quella che caratterizza più le Marche, proprio tra Cesano e Aso, si chiama "mediana". E' un'area a cuneo con la base nel Tirreno che da Roma si è espansa all’Umbria fino alle Marche; per quanto ci riguarda, gli Umbri hanno introdotto il latino su un substrato essenzialmente piceno, resistendo alle influenze Celtiche da nord e dei Sanniti al sud. I fiumi costituenti il confine fra aree dialettali omogenee sono, come detto, a partire da nord, il Cesano, l'Esino e l'Aso. L'Esino è il più importante dal punto di vista idrologico ma gli altri due non sono meno importanti dal punto di vista della glottologia della nostra Regione.

D. Come sono le macro-aree dialettali che dividono, si fa per dire, le Marche?

R. Dunque, un'area a nord del Cesano, un'area tra il Cesano e l'Aso e ancora una a sud dell'Aso fino al Tronto.A nord del Cesano l'area si chiama "Gallo-Italica", essenzialmente Celtica; l'area tra Cesano e Aso è chiamata "dialetto mediano" che a sua volta viene divisa un due aree, area nord dell'Esino "sezione di transizione", area a Sud dell'Esino "maceratese-fermano-camerte" che dagli studiosi è definita l'area più conservativa non solo delle marche ma dell'Italia intera rispetto al latino". A sud dell'Aso "meridionale intermedio" (essenzialmente dialetto abruzzese).

D. E' vero, come si dice, che il dialetto derivi dall'italiano modificato?

R. Non è vero!
Infatti c’è da tener presente che il tardo latino ha generato contemporaneamente ed in parallelo sia le lingue neo-latine o romanze che i dialetti italici; questi ultimi sono quindi da considerare delle vere e proprie “lingue”. Un esempio: "cuore" in latino si dice "cor", in dialetto è diventato "còre", nella lingua italiana "cuore"; perché cuore doveva ritornare a chiamarsi "còre" quando già in latino era "cor"?. In conclusione i due mondi sono nati in contemporanea; anche quando sentiamo dire che nel nostro dialetto c'é una parola spagnola o francese, noi non possiamo affermare che quella parola derivi dallo spagnolo o dal francese, è che il nostro dialetto è stato generato da una parola simile, madre di tutte e due le parole, quella dialettale e quella spagnola, quella dialettale e quella francese.

D. Quali sono le caratteristiche del dialetto maceratese-fermano-camerte, perché è importante?

R. Ci serve per capire come il latino è passato per le Marche e qui è stato deformato, il tardo latino che è stato veicolato nelle Marche dagli Umbri che lo sapevano parlare molto meglio di altre popolazioni perché erano più vicini a Roma, hanno portato al centro delle Marche questo dialetto che era, in fondo, più genuino rispetto al latino parlato da altri popoli. Questo ci fa capire perché al centro delle Marche c'è un dialetto più antico, perché è quello che è stato schiacciato, come detto in precedenza, ma non vinto, dalle popolazioni del nord 'celti' e da quelle del sud 'sanniti'.

D. Sul dialetto di Monte Porzio?

R. In questo caso per evitare di dire inesattezze perché è un dialetto che conosco poco, ho preferito usare frasi e parole tratte dal libro citato in precedenza (Franco Testaguzza "Per non scordà"), da una analisi superficiale si nota soprattutto che cade la vocale finale (a parte casi particolari) e non, come in altri dialetti più a sud, quale il maceratese-fermano-camerte, ove cade generalmente la sillaba finale. Si può notare come a Monte Porzio siano presenti vocaboli sia senigalliesi che pesaresi. Per altri particolari bisogna seguire la conferenza.

D. Come pensi di concludere?

R. Faremo un esercizio pratico, come a scuola, nel quale io mostrerò alcune cose di uso comune e il pubblico dovrà dire come si dicono in dialetto. Sarà poi gradito l'intervento di tutti per dire alcune parole in dialetto e magari riuscire a capire anche da come nascono.

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