Incontro 19 aprile 2012

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Qualche notizia relativa ai pittori di cui si parlerà nel prossimo incontro.

Preraffaelliti

Da Wikipedia, l’enciclopedia libera e altre fonti internet.
Riunitisi in Confraternita, a Londra nel 1848, i Preraffaelliti intendono opporsi all’arte accademica, riacquistare il senso etico dell’operare dei primitivi e, nel contempo, esprimere contenuti della modernità; connota le loro prime opere un linguaggio vivido e analitico, in bilico fra una tensione molto determinata verso il dato naturalistico e la predilezione per materiali storici e arcaizzanti, nutriti di emozioni romantiche.
Attenti ai problemi sociali, interessati al mondo della scienza, sono insieme astratti e respinti dal progresso tecnico: pensiamo al rapporto indubbiamente condizionante con la fotografia, o alla polemica allarmata e premonitrice contro lo sviluppo dell’industrializzazione. Non è facile chiudere in definizioni calzanti un fenomeno, rivelatosi presto eterogeneo per l’apporto invero differenziato dei tre protagonisti (Dante Gabriel Rossetti, William Holman Hunt, John Everett Millais), cui si aggiunge il contributo,di un artista della generazione precedente: Ford Madox Brown-Ragazzi -i primi tre – Intorno ai vent’anni, associatisi in nome di una imperiosa, anche se generica, volontà di ribellione, con atteggiamenti che ricalcano, in qualche modo, le diatribe dell’eroe prediletto da Rossetti: William Blake; dominati dall’ansia’ di liberarsi dalla tirannia dell’esempio post-rinascimentale, dall’uso “sporco” del colore nella pittura ufficiale, dalla trivialità di molta produzione contemporanea. Ansiosi di qualificarsi socialmente, cercando magari avalli autorevoli, quale quello di John Ruskin che, nel 1851, si ergerà a loro difensore contro le aggressioni della critica.
Il nome esprime, owiamente, il rifiuto di Raffaello e di tutta quell’arte che, per realizzare “la bellezza”, ha tradito “la verità”, e sottende una consapevole emulazione della pittura primitiva anche se Holman Hunt mirerà a minimizzarne l’influsso, affermando, come principio base del preraffaellismo, un ritorno alla natura “tout court”. Gli elementi arcaizzanti, in realtà, rimarranno a lungo importanti nel solo Rossetti, ma è sulle due polarità di naturalismo e primitivismo che si gioca, all’inizio, l’avventura preraffaellita.
Concetti ambigui entrambi, anche se determinanti nel creare uno stile che caratterizzerà (negli anni fra il 1850 e il 1860) un nutrito gruppo di artisti, riconoscibili per un vago medioevalismo di temi e di gusto, o per la tecnica del fuoco ravvicinato sui particolari e per l’uso di colori puri, per l’aspirazione a trattare in modo prosaico soggetti poetici, storici o religiosi, o per la scelta di episodi di vita contemporanea negli epigoni della Confraternita spesso tratti quasi di peso dalle pagine più sentimentali di Dickens e di Trollope.

LogoDante Gabriel Rossetti
Nato il 12 maggio 1828 a Londra, fu battezzato secondo il rito cristiano con il nome di Gabriel Charles Dante Rossetti. Grazie alla sua grande sensibilità e ad un ambiente ricco di fermenti culturali (il padre aveva un vero e proprio culto per Dante Alighieri che poi si trasmetterà anche al figlio), si interessa fin da piccolo alla pittura e alle più varie discipline artistiche. Infine, è da rilevare anche l’atmosfera di pietismo e di salda religiosità che si respirava in casa sua. La madre, non a caso, insisteva che conoscesse e capisse la Bibbia e il catechismo.
Nel 1848, insieme ad altri due artisti del calibro di Hunt e Millais, dà vita alla “Confraternita Preraffaellita”, un progetto che intende essere nello stesso tempo un gruppo di lavoro e la concretizzazione di una visione estetica basata sul rifiuto della pittura accademica di origine rinascimentale (da qui l’atteggiamento polemico nei confronti della pittura anteriore a Raffaello). Lo stile si ispira fortemente alla cultura medievale e primo rinascimentale ed è basato sulla ricerca di una “verità” di rappresentazione che passa anche per un uso peculiare dei mezzi coloristici. Infine, il gruppo desiderava ribellarsi alla natura convenzionale della società Vittoriana.
LogoHunt William Holman

Il pittore inglese pre-raffaellita, William Holman Hunt, nome d’arte di William Hobman Hunt, nasce a Londra il 2 aprile 1827.

Lavora per diversi anni come impiegato per poi lasciare il mondo del commercio per dedicarsi allo studio dell’arte presso il British Museum e la National Gallery.

Nel 1844 entra alla Royal Academy dove si unisce al lavoro degli artisti Millais e Rossetti per sviluppare le teorie preraffaellite sull’arte e per fondare nel 1848 il gruppo dei preraffaelliti.

La sua prima tela che rappresenta questi temi è Rienzi, esposta alla Royal Academy nel 1849.
Il suo stile è caratterizzato dal colore chiaro, duro, illuminazione brillante, e la definizione accurata dei dettagli.

Durante tutta la sua vita l’arte di Hunt si è dedicata infatti ai concetti preraffaelliti, come si nota in opere quali La luce del mondo, Il capro espiatorio e L’ombra della morte.

Le sue opere, nonostante l’iniziale diffidenza, furono elogiate dal gruppo dei preraffaelliti proprio per la grande attenzione al dettaglio, l’uso vivace del colore e il loro complesso simbolismo: profondamente colpiti soprattutto da quest’ultimo aspetto furono John Ruskin e Thomas Carlyle.

Nel 1854 Hunt va in Terra Santa per rappresentare scene della vita di Cristo. Lo scopo di questo viaggio è quello di acquisire una totale verità storica e archeologica.
LogoJohn Everett Millais

Sir John Everett Millais (Southampton, 8 giugno 1829 – Londra, 13 agosto 1896,) è stato un pittore e illustratore inglese dell’età vittoriana, cofondatore della confraternita dei preraffaelliti.

Nato da una famiglia originaria della contea dello Jersey a soli undici anni venne ammesso alla Royal Academy per coltivare il suo naturale talento per il disegno.

Alla fine degli studi, con i compagni William Holman Hunt, Dante Gabriel Rossetti e Thomas Woolner, fonda la confraternita dei Preraffaelliti, piccola corrente che che sostiene, per l’arte figurativa, il ritorno ai “primitivi”, agli artisti prima di Raffaello e di Michelangelo, ossia prima del peccato d’orgoglio che aveva fatto dell’arte un’attività intellettuale.

Il movimento preraffaellita é un aspetto della tendenza romantica a rivalutare il Medioevo e a ricondurre l’arte alla espressività religiosa, correndo parallela alle correnti dei “primitifs” francesi e alla corrente dei “puristi” italiani.

I Preraffaelliti si ispirano alla leggenda di Re Artù e dei Cavalieri della Tavola Rotonda, prendono ispirazione dai personaggi di Shakespeare e dalle immagini della poesia contemporanea.

Considerato il vero talento della Confraternita, capace di fondere il medievalismo romantico di Rossetti e lo spirito di osservazione di Hunti, John Everett Millais, realizza i suoi dipinti secondo la poetica dei preraffaelliti, oggetto di violente controversie da parte di alcuni critici.
LogoFord Madox Brown

Ford è nato a Calais. figlio di un commissario di bordo, studia in continente: a Bruges, a Gand, poi all’Accademia di Anversa. A Parigi conosce la grande pittura: da Rembrandt agli spagnoli, ai romantici contemporanei. A Londra, nel 1844 partecipa alle gare per la decorazione del palazzo del Parlamento; a Roma, nel 1845-1846, entra in contatto con i nazareni. Stava sperimentando uno stile primitivo dal taglio chiaro, con effetti e colori delicati, quando Rossetti, nel marzo del 1848, gli si rivolse per lezioni di pittura. Successivamente condividerà i moduli della P.R.B., adottando la tecnica del fondo bianco umido, la minuzia di esecuzione, l’attenzione ai soggetti contemporanei, coltivando anche, unico del gruppo originario, la pittura di paesaggio.
Due sue opere sono particolarmente importanti nel quadro del realismo sociale dei preraffaelliti: La partenza dall’Inghilterra (1855) e Il lavoro (1852-1863). La prima è notevole anche dal punto di vista artistico. L’ovale del formato concentra l’immagine dignitosamente disperata della coppia di piccoli borghesi che si congedano dal loro paese.

da Vermeer a Kandinsky

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Da Vermeer a Kandinsky

Capolavori dai musei del mondo a Rimini

da www.fulltravel.it

Logo Mostra

Da Vermeer a Kandinsky. Capolavori dai musei del mondo a Rimini” si tratta di un vero e proprio percorso tra le nazioni e i secoli in cui sono stati prodotti meravigliosi capolavori di arte.
Queste le sezioni di cui si compone la mostra:

  • Pittura a Venezia nel Quattrocento e nel Cinquecento
  • Pittura in Italia nel Cinquecento e nel Seicento
  • Pittura a Venezia nel Settecento
  • El eiglo de oro in Spagna
  • La Golden Age in Olanda
  • Pittura in Inghilterra tra Settecento e Ottocento
  • L’età dell’Impressionismo
  • Pittura nel XX secolo in Europa.

(da: http://www.adnkronos.com) L’esposizione si apre con una vasta sezione dedicata alla pittura veneta del Cinquecento ovvero ad uno dei periodi tra i più fecondi dell’arte italiana. Vi sono presentati i capolavori di Tiziano, Veronese, Lotto, Tintoretto, ma anche di Savoldo e di altri Maestri del territorio della Serenissima che, in questo secolo, si allargava alla Lombardia orientale, con Brescia e Bergamo. La sezione successiva introduce alla ‘Pittura in Italia nel Seicento’, con opere che documentano il classicismo di Annibale Carracci, e le declinazioni personali di Guercino, Mattia Preti, Guido Reni, Luca Giordano, Del Cairo e molti altri. Per tornare al fascino di Venezia, stavolta nel Settecento, con il Tiepolo, Guardi e i grandi vedutisti Canaletto e Bellotto.
Dall’Italia alla Spagna con una ampia, spettacolare sezione dedicata a ‘El siglo de Oro’, ovvero alla grande arte iberica del Seicento, con Velazquez, Murillo, El Greco, Ribera, Zurbaran. Dal secolo d’Oro spagnolo a quello, non meno prezioso, d’Olanda, con la sezione dedicata a ‘La Golden Age in Olanda‘. Qui le atmosfere del tutto particolari della pittura neerlandese sono proposte dal capolavoro ‘Cristo in casa di Maria e Marta’ di Vermeer (nella foto), prestito davvero straordinario e imperdibile. Non meno che dalle opere di Van Dick, Ter Brugghen e Van Honthorst.
Paesaggi, atmosfere e ritratti nella sezione dedicata a ‘La pittura in Inghilterra tra Settecento ed Ottocento‘, firmati da Hogarth, Turner, Constable, Reynolds, Gainsborough, Wright of Derby. Una sezione è riservata a ‘L’età dell’Impressionismo’ da Van Gogh a Manet, da Millet a Courbet, da Monet a Degas, da Renoir a Sisley e Pissarro.
Infine il gran finale con la ‘Pittura del XX secolo in Europa‘. Matisse, Picasso, Mondrian, Bacon con uno strepitoso trittico, De Stael, Morandi e naturalmente Kandinsky.

Ne parliamo il prossimo incontro.

Incontro 22 marzo 2012

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Qualche notizia relativa ai pittori di cui si parlerà nel prossimo incontro.

Macchiaioli

Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.

Il termine venne coniato nel 1862 da un recensore della «Gazzetta del Popolo» che così definì, quei pittori che intorno al 1855 avevano dato origine ad un rinnovamento antiaccademico della pittura italiana in senso verista.
Al Caffè Michelangelo in Firenze, attorno al critico Diego Martelli, un gruppo di pittori dà vita al movimento dei macchiaioli. Questo movimento vorrebbe rinnovare la cultura pittorica nazionale. La poetica macchiaiola è verista opponendosi al Romanticismo, al Neoclassicismo e al Purismo accademico, e sostiene che l’immagine del vero è un contrasto di macchie di colore e di chiaroscuro, ottenuti tramite una tecnica chiamata dello specchio nero, utilizzando uno specchio annerito col fumo permettendo di esaltare i contrasti chiaroscurali all’interno del dipinto. L’arte di questi pittori consisteva “nel rendere le impressioni che ricevevano dal vero col mezzo di macchie di colori di chiari e di scuri”.

Il movimento dei Macchiaioli nasce di fatto nel 1856; affermando che la forma non esiste ma è creata dalla luce e che l’individuo vede tutto il mondo circostante attraverso forme non isolate dal contesto della natura quindi come macchie di colore distinte o sovrammesse ad altre macchie di colore, perché la luce colpendo gli oggetti viene rinviata al nostro occhio come colore.
Il colore, è per l’individuo l’unico modo di entrare a contatto con la realtà, che dovrà, per i macchiaioli essere restituita nel quadro come una composizione a macchie. (http://www.artemotore.com/macchiaioli.html )

Per ulteriori informazioni

Si parlerà dei seguenti artisti (segue una breve nota su ognuno di essi):
Giovanni Fattori,
Silvestro Lega,
Telemaco Signorini,
Adriano Cecioni,
Giovanni Boldini,
Giuseppe De Nittis,
Federico Zandomeneghi,
Raffaello Sernesi,
Antonio Puccinelli,
Odoardo Borrani,
Nino Costa,
Vincenzo Cabianca,
Cristiano Banti,
Giuseppe Abbati,
Serafino De Tivoli,
Vito D’Ancona.

Giovanni Fattori (Livorno, 6 settembre 1825 – Firenze, 30 agosto 1908). È considerato, insieme a Silvestro Lega e a Telemaco Signorini, tra i maggiori esponenti del movimento dei macchiaioli. Caso unico fra gli artisti più conosciuti, tutta la sua produzione pittorica nota è posteriore ai suoi quaranta anni.

Autoritratto
Descritto spesso come realista, fu in questo periodo che l’artista divenne un membro dei Macchiaioli, una corrente di pittori precursori dell’impressionismo.

Fattori è oggi considerato uno dei membri più notevoli di questo movimento artistico, mentre al suo tempo era considerato rivoluzionario o quanto meno poco credibile, secondo il punto di vista dell’epoca, piuttosto che espressione di un’avanguardia.

Si considerava egli stesso piuttosto un pittore di persone anziché di paesaggi: tuttavia queste figure erano generalmente poste in paesaggi fantastici e illusori che dimostrano la sua padronanza del colore sotto l’influenza della luce e delle ombre.

Silvestro Lega(Modigliana, 8 dicembre 1826 – Firenze, 21 settembre 1895).

È considerato, insieme a Giovanni Fattori e a Telemaco Signorini, fra i maggiori esponenti del movimento dei macchiaioli.
Autoritratto

Dal 1838 studia nel collegio degli Scolopi di Modigliana e, avendo mostrato una buona propensione al disegno, nel 1843 si trasferisce a Firenze per iscriversi all’Accademia di Belle Arti (Firenze) dove segue dei corsi. Tra il 1845 e il 1846 frequenta soltanto la scuola accademica di nudo, studiando privatamente nella scuola dove insegnavano alcuni pittori.

Quando Lega si unisce al gruppo dei macchiaioli è già passato dal quadro storico di sapore accademico a un forma di purismo fondata su un disegno essenziale, distinguendosi dagli altri macchiaioli per una poetica di sereni sentimenti quotidiani, per la sua adesione alla semplicità e agli affetti della borghesia di provincia e «se l’ispirazione è spesso addirittura descrittiva, l’espressione invece è riferibile all’incontro di un classico naturalismo con un sentimento schiettamente romantico» (Tinti) «un naturalismo a tal punto filtrato dalla fantasia, talmente privo di artifici retorici e ricco di umori, che lo si potrebbe definire “naturalismo poetico”» (Matteucci).

Nel 1865, Lega espose La nonna, dipinto già composto nel 1862, all’Accademia di Belle Arti di Firenze, in occasione delle celebrazioni del sesto centenario della nascita di Dante e della prossima scelta di Firenze a capitale italiana. Ma Lega non scelse un tema celebrativo bensì un soggetto intimo e domestico. «Nella sua energia inventiva del 1864 si potrebbe quasi parlare di una specie di disponibilità femmineamente passiva nel recepire le impressioni del mondo circostante, appunto costituito in gran parte da presenze di donne e bambini, con cui il colloquio è percettibile nelle sue cadenze più dolci. Più che di passività, si tratta però di un momento particolarmente introspettivo a cui inducono le stesse evenienze private» (Matteucci).

Telemaco Signorini (Firenze, 18 agosto 1835 – Firenze, 10 febbraio 1901).

Dopo aver frequentato la Scuola libera del Nudo all’Accademia fiorentina, e dopo aver dipinto dal vero con Borrani frequentò il caffè Michelangiolo. Fu il primo a illustrare le novità espressive della macchia e a interessarsi della pittura europea, che conobbe attraverso continui viaggi di studio.

Adriano Cecioni (Fontebuona, 26 luglio 1836 – Firenze, 23 maggio 1886)


Fu il solo artista dell’800 italiano per il quale il concreto operare si pose continuamente in relazione con una concezione teorica intesa a giudicarlo. Si può dire che egli conducesse all’estremo, sia nelle opere che nel pensiero, le posizioni e le contraddizioni implicate nel movimento realista intorno agli anni ’60. Cecioni ebbe un esordio classico e purista alla scuola di Aristodemo Costoli all’Accademia di Firenze, dove probabilmente apprese ad affrontare temi concettualmente elevati secondo l’uso accademico gravando l’immagine artistica di valori teorici e filosofici, dedicandosi in particolar modo alla scultura.

Giovanni Boldini (Ferrara, 31 dicembre 1842 – Parigi, 11 gennaio 1931).

Nasce, ottavo di tredici figli, da Antonio, nativo di Spoleto, e Benvenuta Caleffi. Giovanni Boldini era pittore di matrice purista, allievo di Tommaso Minardi (1787 – 1871), e restauratore. Si dice che, dotato di notevole tecnica, eseguisse buone copie di opere di Raffaello e di vedutisti veneziani. Dal padre, Zanin riceve, giovanissimo, i primi insegnamenti di disegno.

A Ferrara frequenta dal 1858 i corsi di pittura di Girolamo Domenichini, che col padre Gaetano fu autore degli affreschi accademici nel locale Teatro, e di Giovanni Pagliarini, tenuti nel Palazzo dei Diamanti. Qui ha modo di conoscere bene i grandi quattrocentisti ferraresi, oltre a Dosso Dossi e al Parmigianino.

La sua prima opera nota è Il cortile della casa paterna, un olio datato al 1855; seguono, datati alla fine degli anni Cinquanta, il suo Autoritratto a sedici anni e i ritratti del fratello Francesco, di Maria Angelini e di Vittore Carletti.

Giuseppe De Nittis (Barletta, 25 febbraio 1846 – Saint-Germain-en-Laye, 21 agosto 1884) è stato un pittore italiano appartenente alla corrente artistica del verismo e dell’Impressionismo.

Autoritratto

De Nittis, dopo il suo apprendistato presso il pittore barlettano Giovanni Battista Calò, si iscrisse nel 1860 all’Accademia di Belle Arti di Napoli sotto la guida di Mancinelli e Smargiassi, ma si mostrò disinteressato alle nozioni ed esercitazioni accademiche, per cui quattro anni più tardi fondò la Scuola di Resìna, corrente italiana sul tema del realismo. Nel 1867 si trasferì a Parigi dove conobbe Ernest Meissonier e Jean-Léon Gérôme e sposò due anni più tardi Léontine Lucile Gruvelle, che influenzerà notevolmente le scelte sociali ed artistiche del marito. Toccò il culmine della sua fama all’Esposizione Universale di Parigi del 1874 dove espose undici delle sue tele.

Federico Zandomeneghi (Venezia, 2 giugno 1841 – Parigi, 31 dicembre 1917) è stato un pittore impressionista italiano.

Dei tre “italiani di Parigi”, (con De Nittis e Boldini), Zandomeneghi è quello che ha avuto i legami più duraturi e profondi con l’ambiente impressionista e post-impressionista, partecipando ininterrottamente dal 1879 a tutte le mostre del movimento.

La vicinanza dei temi, come le immagini della toilette femminile, i paesaggi parigini, le figure in interno, sono solo un tassello, importante ma non esclusivo, di quella trama di suggestioni tra impressionismo e post-impressionismo, nelle quali si considera necessario inserire la sua arte.

La Parigi di Zandomeneghi non è la Parigi elegante, mondana e internazionale celebrata da De Nittis e Boldini, ma si racchiude nel quartiere bohèmien per eccellenza, Montmartre, dove l’artista viveva a fianco di Toulouse-Lautrec e della sua modella Suzanne Valadon.

Raffaello Sernesi (1838-1866) nacque a Firenze, figlio di un vinaio di San Frediano, ultimo di molti fratelli, si formò giovanissimo prima come apprendista presso un incisore di medaglie e poi fequentando la scuola libera di pittura di Ciseri fino al 1859, da cui trasse eleganze di sapore purista da lui mai dimenticate.

Raffaello Sernesi.jpg

 

Lasciò la scuola per problemi economici e nello stesso anno tentò di partire come volontario per la seconda guerra d’indipendenza, ma fu impedito dalla madre.

Continuò la propria formazione come autodidatta, esercitandosi sulla copia in disegno degli antichi maestri toscani.

Fu forse il 1860 l’anno in cui conobbe Telemaco Signorini, amicizia molto fruttuosa per il giovane. Si avvicinò così al movimento dei macchiaioli e seppur con uno spirito diverso dal materialismo di stampo positivista comprese subito il valore della sperimentazione macchiaiola, di cui condivise il metodo formale. La conversione religiosa, forse favorita dalle letture di alcune opere di carattere filosofico, lo spinsero a guardare il vero con sguardo mistico e questo influenzò per molti versi la sua opera.

Antonio Puccinelli (1822-1897)


Pittore toscano dell’Ottocento, considerato per il suo quadro Passeggiata del Muro Torto del 1852 un anticipatore del ‘movimento macchiaiolo’ così come Edouart Manet lo fu di quello ‘impressionista’. « Le indubbie doti di ingegno e di mano, per le quali Antonio Puccinelli fu apprezzato sia da studente che da accademico e che lo resero ben presto pittore di successo, non sarebbero state probabilmente sufficienti a fargli occupare la posizione oggi riconosciutagli nella storia dell’arte italiana del secolo XIX se non avesse avuto nel 1852, a Roma, la particolare condizione di mente e di spirito da cui nacque la straordinaria intuizione della Passeggiata del Muro Torto, opera sui generis che, a torto o a ragione, è stata vista come una sorta di anticipazione della “macchia”».

Odoardo Borrani (Pisa, 22 agosto 1833 – Firenze, 14 settembre 1905).

File:Borraniodo.jpg
Allievo all’Accademia di Firenze, orientato inizialmente verso una pittura di storia con forti rimandi al Quattrocento fiorentino. Studiò sotto la guida di Bianchi e Pollastrini.

Nel 1853 ai tavoli del Caffè dell’Onore, in Borgo la Croce, conobbe Telemaco Signorini con il quale nel 1859 partì volontario per le guerre di unificazione d’Italia.

Al suo rientro, pur ottenendo riconoscimenti per alcuni suoi quadri di impronta accademica, come La congiura dei pazzi, dipingendo con Signorini e Cabianca dal vero, addentrandosi nelle campagne di Pergentina e San Marcello Pistoiese, si orientò verso la ricerca macchiaiola, e si avvicinò in seguito alla poetica di Silvestro Lega e dal 1876 divenne sempre più descrittivo.
Giovanni Costa detto Nino (Roma, 1826 – Marina di Pisa, 31 gennaio 1903).
Leighton, ritratto di Nino Costa

Ritratto

Esponente di punta della pittura romana dell’Ottocento, Giovanni Costa ha contribuito al diffondere delle idee naturalistiche anche tra i membri del movimento pittorico dei macchiaioli.

 

 

 

Vincenzo Cabianca (Verona, 21 giugno 1827 – Roma, 21 marzo 1902).


Cabianca iniziò a dipingere nella natia Verona, continuando poi presso l’Accademia di Venezia e dal 1851 a Milano sotto la guida e l’influenza dell’Induno.
Nel 1858 aderì completamente alla poetica dei Macchiaioli, evidenziandosi per il marcato gusto chiaroscurale. Assieme a Cristiano Banti effettuò nel biennio 1959-1960 una lunga serie di studi nella località di Montemurlo, nelle vicinanze di Prato. In questo periodo le sue opere più emblematiche furono il Porcile e la Donna con un porco contro il sole, rilevanti per l’elemento realistico del soggetto ed i giochi di luce.

Negli anni sessanta del secolo, Cabianca si lasciò influenzare da elementi romantici e convenzionali oltre a farsi prendere la mano dalla sua abilità tecnica.

Cristiano Banti (Santa Croce sull’Arno, 1824 – Montemurlo, 1904) è stato un pittore italiano, figurativo di formazione accademica, esponente di spicco del movimento dei “Macchiaioli” toscani.

Ritratto di Cristiano Banti” dipinto da Giovanni Boldini nel 1865 circa. Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti a Firenze

E’ stato un pittore di formazione accademica neoclassica ben presto superata per avvicinarsi ai modi dei “Macchiaioli” con cui entrò in contatto dopo il suo trasferimento a Firenze nel 1854.

Dipinse prevalentemente quadri di soggetto storico, ma soprattutto dipinse per se stesso essendo di agiata condizione economica tanto da potersi permettere di ospitare nelle ville di Montorsoli e Montemurlo, ereditate dalla marchesa Vettori, artisti amici in difficoltà.
Giuseppe Abbati (Napoli, 13 gennaio 1836 – Firenze, 21 febbraio 1868)

Ritratto di Giuseppe Abbati (1865) di Giovanni Boldini.

Figlio del pittore Vincenzo, segue la famiglia prima a Firenze nel 1842 e poi a Venezia dal 1846 al 1858, dove forma la propria cultura artistica sia sotto la guida del padre che frequentando dal 1850 l’Accademia di Belle Arti con i maestri Grigoletti e Bagnara; qui conosce i pittori Vito D’Ancona e Telemaco Signorini.

Alla fine del 1860 si trasferisce a Firenze, frequentando il ritrovo artistico del Caffè Michelangiolo insieme con i pittori Telemaco Signorini, Vincenzo Cabianca, Odoardo Borrani, Vito D’Ancona, Serafino De Tivoli e il critico, collezionista e mecenate Diego Martelli; del 1861 è il dipinto Il chiostro di Santa Croce.

Serafino De Tivoli (Livorno, 1826 – Firenze, 1892)
http://www.racine.ra.it/europa/uno/esame2005/terzaa/sarah/immagini/Gruppo_macchiaioli.jpg
Macchiaioli in posa goliardica. Da sinistra seduti: Serafino de Tivoli, Saverio Altamura, Silvestro Lega, Ferdinando Bonamici. Da sinistra in piedi: Giuseppe Bianchi, ignoto, Cristiano Banti, Odoardo Borrani. (Collezione A. Gonnelli)

Allievo dei fratelli Markò Inizialmente eseguì soprattutto studi di paesaggi.

Lavorò nella campagna senese assieme a Lorenzo Gelati e Saverio Altamura, prendendo parte alla cosiddetta Scuola di Staggia.

Dipinse la realtà cosi come appariva, usando la tecnica della macchia, ma rimanendo, più di altri pittori macchiaioli, alquanto legato alle fusioni tonali dei pittori di Barbizon.

Nel 1864 andò a Londra, dove rimase alcuni anni, e nel 1873 si recò a Parigi per studiare il movimento degli Impressionisti. A questo periodo risale il suo capolavoro,

Vito D’Ancona (Pesaro, 12 agosto 1825 – Firenze, 9 gennaio 1884)


Cominciò il suo tirocinio artistico a Firenze studiando incisione presso Samuele Jesi, poi nel 1844 fu ammesso all’Accademia di Belle Arti, dove fu allievo di Giuseppe Bezzuoli. Condivise con l’amico Serafino De Tivoli la passione per la novità impressionista.

Nel 1850 frequentò i Macchiaioli che si ritrovavano al Caffè Michelangiolo a Firenze, soprattutto Signorini. Era lui che, colto e benestante, metteva al corrente gli amici delle novità culturali europee. D’Ancona raggiunse il successo con temi di vita comune trattati come all’epoca si trattavano i soggetti storici a Firenze, cioè con toni molto contrastati, di suggestione quasi espressionistica, oppure con l’uso di una luce non sfumata, di forte carica emotiva. Da segnalare anche i paesaggi, tipicamenti macchiaioli, o le scene storiche, dove le suggestioni impressionistiche si coniugano ad una rievocazione fantastica.