intervista Giovanni Di Nicola – incontro 23 febbraio 2016

Intervista a Giovanni Di Nicola autore del libro “La viaggiatrice incantata”

Ringrazio Giovanni per avermi concesso l’ intervista alla conclusione dell’incontro pubblico presso la sala Consiliare del Comune Di Monte Porzio.

autore

D. Perché questo titolo e perché il sottotitolo?
R. Non c’è un motivo preciso, ho in parte dovuto piegarmi alle regole di Internet perché secondo la mia indicazione si doveva chiamare sempli-cemente “Materiali dispersi”, ma purtroppo da una ricerca effettuata in rete è stato trovato un altro libro che aveva esattamente questo titolo e per evitare confusioni lo abbiamo lasciato solo come sottotitolo. È stato scelto “La viaggiatrice incantata” perché sembrava un titolo che poteva funzionare anche per l’editore. Ad un certo punto del testo viene citato “Il viaggiatore incantato” di uno scrittore russo (Leskov Nikolaj) che la protagonista vede sulle mani di una persona che lo sta leggendo in una sala di attesa…

la viaggiatrice

D. È un libro di viaggi?
R. Non è un libro di viaggi anche se lo può sembrare. Non c’è il viaggio come tema di fondo, è una persona che viaggia, che si incontra con tanti “materiali dispersi” e anche lei si sente abbastanza materiale disperso, nel senso che viaggia molto. “Materiali dispersi” sono termini solitamente usati da “Onda verde” quando si perde qualcosa in autostrada.

D. Perché hai utilizzato un personaggio femminile come protagonista? Sei riuscito ad entrare effettivamente in questo personaggio?
R. Questa è una domanda che mi hanno fatto sempre, se non era la prima era sicuramente la seconda domanda. Non so se poi sono riuscito effettivamente ad entrare nel personaggio femminile, deve essere il lettore a dirlo. Qualcuno dice che le donne sono più complicate, Paola è troppo lineare. In genere mi hanno detto che sono riuscito a rappresentare Paola. Perché donna? Quando io ho pensato al personaggio l’ho immaginato il più possibile cinico, ironico, distaccato, disincantato e ho pensato che un carattere femminile potesse essere più vicino a queste caratteristiche. Inoltre molte cose che descrivo, che vive la protagonista, non sono prettamente femminili, capitano a chiunque, forse però l’occhio della donna è più attento, più sensibile.

D. C’è stata una donna o più donne dalle quali hai preso idee per creare il personaggio Paola?
R. Direi di no, anzi Paola è quella che mi somiglia di più tra i miei personaggi, è un po’ anche autobiografico perché i viaggi descritti, sono in parte quelli che ho fatto io e le impressioni che descrivo sono quasi completamente quelle che ho avuto io in quelle situazioni.

D. Un’altra domanda che sorge spontanea, che lavoro fa Paola?
R. È volutamente ambiguo, potrebbe, ma non è detto, piazzare software o app per cellulari, app che dovrebbero servire a convincere le persone a cambiare religione, qualcosa del genere secondo le mie intenzioni. E già questo rende l’idea dell’assurdità in cui si imbatte quotidianamente Paola. Vende comunque un software che ha a che fare con la religione, si intuisce perché parla, con tutte le persone che incontra per lavoro, di religione, di teologia, ma anche di fisica e alcune volte di astronomia, comunque sul senso della vita che poi liquida sempre con una battuta e con riflessioni meno profonde.

D. Avrà un seguito?
R. Mi piacerebbe. Il libro è finito così nel senso che quando ho messo l’ultimo punto Paola non è stata più nella mia vita, è sparita. Al momento confermo il no. Però questo libro è quello che mi è piaciuto di più scrivere ed è anche quello a cui tengo di più. Le tante cose lasciate in sospeso sono finite, non hanno bisogno di un continuo secondo me, anche se mi piacerebbe andare avanti con la storia di Paola magari vista sotto altri aspetti. Per esempio le email, le lettere che si scrive con il Luca nuovo, i dialoghi con il bambino sull’altalena, sono fantastici e potrebbe essere interessante approfondirli (qualcosa sto già facendo quando mi viene in mente qualcosa di interessante la trascrivo, per ora sono solo dei pezzi sparsi, diciamo “materiali dispersi”).

D. Un’ultima domanda, ci puoi dire qualcosa sulla copertina.
R. Questa è una cosa a cui tengo particolarmente perché è tratta da una mia foto che a me piace molto e volevo quindi qualcosa che creasse, al primo impatto con il lettore, l’atmosfera che si respira leggendo il libro. È la foto fatta nella hall di un albergo in Corea, all’origine era più grande con più dettagli però è stata sapientemente tagliata della grafica, facendo un ottimo lavoro, e successivamente un po’ sgranata ottenendo una immagine molto bella. Rende bene l’idea, c’è qualcosa che rappresenta l’oriente, la presenza di una specie di ideogrammi, c’è qualcosa che rappresenta il viaggio, i trolley, si intuisce anche che è una hall di un albergo dove si vedono dei divani visti dall’alto. Trovandosi Paola (la viaggiatrice) molto spesso nella hall degli alberghi mi sembrava e mi sembra la cosa più naturale da mostrare in prima pagina. Inoltre l’immagine dall’alto rimanda un po’ anche alla visione distaccata del mondo che ha Paola.

Ringrazio Giovanni per aver scelto il nostro Gruppo Di Lettura per la prima presentazione pubblica del libro e per la pazienza avuta a rispondere alle numerose domande fatte dai presenti e dall’intervistatore.

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