Incontro 20 marzo 2018

Vincitore del Premio Nobel per la letteratura nel 2017.
Scrittore giapponese naturalizzato britannico, è nato a Nagasaki nel 1954 e si è trasferito con la famiglia in Inghilterra nel 1960.

Kathy, Tommy e Ruth vivono in un collegio, Hailsham, immerso nella campagna inglese. Non hanno genitori, ma non sono neppure orfani, e crescono insieme ai compagni, accuditi da un gruppo di tutori, che si occupano della loro educazione. Fin dalla più tenera età nasce fra i tre bambini una grande amicizia. La loro vita, voluta e programmata da un'autorità superiore nascosta, sarà accompagnata dalla musica dei sentimenti, dall'intimità più calda al distacco più violento. Una delle responsabili del collegio, che i bambini chiamano semplicemente Madame, si comporta in modo strano con i piccoli. Anche gli altri tutori hanno talvolta reazioni eccessive quando i bambini pongono domande apparentemente semplici. Cosa ne sarà di loro in futuro? Che cosa significano le parole "donatore" e "assistente"? E perché i loro disegni e le loro poesie, raccolti da Madame in un luogo misterioso, sono così importanti? Non lasciarmi è prima di tutto una grande storia d'amore. È anche un romanzo politico e visionario, dove viene messa in scena un'utopia al rovescio che non vorremmo mai vedere realizzata. È uno di quei libri che agiscono sul lettore come lenti d'ingrandimento: facendogli percepire in modo intenso la fragilità e la finitezza di qualunque vita.

One Response to “Incontro 20 marzo 2018”

  • admin scrive:

    ATTENZIONE SPOILER

    KAZUO ISHIGURO: NON LASCIARMI

    (Un commento di Valeria Gramolini)

    Davvero spiazzante questo romanzo del Premio Nobel 2017 per la letteratura Kazuo Ishiguro, il primo di questo autore che ho il piacere di leggere e comunque sufficiente a farmi un'idea delle sue indiscusse capacità narrative.

    La storia ha un avvio banale. Vi si narra la vita e le vicende di un gruppetto di studenti che vivono in un college inglese simile a tanti altri che troviamo così ben rappresentati anche nella filmografia di genere.

    Amicizie, rivalità, incomprensioni, regole, trasgressioni, curiosità, partigianerie, esclusioni…sono il substrato di una narrazione fluida, precisa e tutto sommato semplice, come potrebbe essere il diario di una teenager.

    Per pagine e pagine il tono è questo: pacato, riflessivo, descrittivo, introspettivo. Colei che racconta, in età più matura rispetto al tempo in cui si svolsero i fatti, è Kate, una delle studentesse, la quale inserisce progressivamente nel ricordo decine di fatti particolari e molto dettagliati che sembrano avere importanza solo per chi li ha vissuti; piccoli accadimenti che possono anche sembrare un po' noiosi ad un lettore adulto, magari impegnato a riflettere sui grandi sistemi.

    Eppure, benché con una punta di irritazione, si procede nella lettura spinti da una strana curiosità. Infatti l'autore, attraverso la voce di Kate, lancia ogni tanto delle provocazioni inquietanti, parlando di donatori, assistenti…e passaggi da un ciclo ad un altro che, non sapendo come valutare, ci fanno stare col fiato sospeso, come se stessimo leggendo un triller dal quale ci si attende chissà quali mirabolanti sorprese, ma le rivelazioni tardano a sopraggiungere.

    Così si va avanti con un senso di attesa che diventa sempre più incombente, anche perché nel frattempo cominciamo a fare delle supposizioni e quindi procediamo nella lettura per vedere confermati i nostri sospetti.

    Senza renderci conto, un poco per volta finiamo per identificarci con lo stesso stato d'animo di Kate e dei suoi amici, i quali sono anch'essi in attesa di sapere cosa gli capiterà o meglio per quale motivo sono stati “creati”. I loro tutori infatti non li informano se non per sommi capi circa il loro futuro destino, costruendo un alone di mistero attorno al significato di certe consuetudini ed a ciò che è permesso oppure vietato, mai espresso esplicitamente.

    Solo percorrendo a ritroso la sua storia Kate scopre ed individua il senso di alcuni comportamenti bizzarri o inquietanti da parte di quei tutor che allora non riusciva a spiegarsi, come ad esempio il turbamento di Madame il giorno in cui la vide ballare sulle note della canzone “Non lasciarmi” (girava su se stessa e stringeva un cuscino immaginando che fosse il suo bambino), oppure quello della sensibilissima Miss Lucy, la quale, diversamente dalle altre insegnanti, riteneva giusto dire la verità su alcune faccende, cosa per la quale fu poi allontanata dall'istituto.

    A mano a mano che Kate, Ruth e Tommy crescono, aumentano anche le loro inquietudini poiché prendono progressivamente coscienza di essere creature speciali, o a dir poco uniche, essendo state “create” per essere sacrificate sull'altare della vanità e dell'egoismo umano. Infatti quei tre ragazzi, e tutti gli altri studenti di quel college, altro non sono che dei “cloni”.

    Non appena anche il lettore viene a conoscenza di questo ineludibile fatto, scatta anche un nuovo modo di partecipare alla narrazione e di condividere i dubbi, le attese, le velate speranze e le pene dei tre personaggi, comprese quelle strane pulsioni a vivere una sessualità totalmente disgiunta dal sentimento amoroso. Infatti per tutta la durata del libro non verrà mai usata l'espressione “fare all'amore”, ma quella meno romantica di “fare sesso”.

    Personalmente credo che ciò vada imputato al fatto che essi non avrebbero mai potuto avere figli e che la loro vita sarebbe stata di breve durata. Non che questo lo sapessero con certezza matematica, ma lo intuivano.  E se le premesse erano queste come avrebbero potuto pensare di costruire relazioni importanti?

    Nulla veniva rivelato in modo esplicito ma solo appena accennato, tant'è che, se all'inizio facevano domande ed erano curiosi, alla fine preferivano non sapere. Smisero di chiedere, anche perché temevano cose spaventose. Vivevano alla giornata, senza spingersi troppo oltre il presente con il pensiero, un po' come si suppone facciano i nostri giovani il cui futuro appare così incerto e precario.

    Dunque ogni scambio con l'altro sesso è improntato alla provvisorietà, meno che quel legame d'amicizia così forte che permetterà loro di non sentirsi troppo soli o smarriti in quell'universo sconosciuto nel quale non hanno alcun punto di riferimento, essendo di fatto orfani.

    Totalmente ignari e disorientati devono fare congetture su tutto ed affrontare le incertezze dell'adolescenza ponendosi mille domande a cui nessuno risponde, spiandosi e studiandosi reciprocamente, con la paura di sbagliare comportamenti e giudizi. Ma alla fine capiranno molte cose.

    Kate per esempio comprenderà che quel suo sfogliare freneticamente certe riviste pornografiche che giravano per la scuola, prima confuso con la curiosità e l'eccitazione sessuale, aveva invece lo scopo inconscio di cercare il suo “possibile”, ciò la persona dalla cui costola era stata creata, il suo sosia, l'altra se stessa.

    Ciò è ancora più vero per Ruth, la quale s'immagina di essere il clone di qualcuno che lavora in un bell'ufficio, cosa questa che la spingerà a compiere una ricerca ossessiva di colei che potrebbe averle dato i natali, pur non essendo sua madre. Tentativo deludente, che la porterà tristemente ad ammettere che quelli come loro non possono che provenire dal mondo degli ultimi, cioè dalla feccia della società.

    Tra incomprensioni, litigi e riappacificazioni gli anni passano e le cose si compiono. Uscendo dal primo collegio vengono inseriti con altri come loro in un cottage di campagna, soffrendo freddo, solitudine e disagi; avranno difficoltà ad inserirsi ed ognuno lo farà a modo suo, assecondando il proprio carattere e la propria personalità.

    Kate deciderà di diventare assistente, mentre Ruth e Tommy diventeranno donatori. Alla fine della loro breve storia i due si separeranno ed ognuno andrà per la propria strada.

    Kate è una brava assistente, ma riuscire a stare accanto a chi deve subire diverse donazioni non è semplice. Ci vuole molta energia a passare da un donatore all'altro percorrendo centinaia di chilometri ogni giorno tra diversi ospedali, cercando di fare coraggio a chi soffre ed è ogni giorno più debole e debilitato. Nel suo girovagare Kate finisce anche per assistere la sua amica Ruth, la quale la spinge a dedicarsi a Tommy ed a mettersi con lui, visto che tra di loro c'era stata sempre una grande intesa.

    Nel suggerirle ciò Ruth ricorda qualcosa rispetto alla quale un tempo si erano dati molto da fare, una voce che girava tra gli studenti e che poteva spiegare molte cose. Si diceva che se due avessero dimostrato ai tutori di essere molto innamorati avrebbero potuto ritardare di alcuni anni l'ingrato compito a cui erano destinati.

    Anche Ruth e Tommy per un po' ci avevano creduto, tant'è che lui si era messo a disegnare forsennatamente dei piccolissimi animali da mostrare a Madame per avere la sua approvazione. Infatti, quando erano al college, i ragazzi venivano stimolati a produrre oggetti artistici che Madame raccoglieva per metterli in mostra in una Galleria.

    Kate e Ruth erano brave, ma Tommy a quel tempo non riusciva a far nulla, ed anzi era proprio un ragazzo impossibile, sempre arrabbiato e furioso alla minima frustrazione. In seguito però, quando erano al cottage e stava con Ruth, sotto la spinta della possibilità di procrastinare il tempo delle donazioni, aveva cominciato a fare quei disegni così particolari.

    Nella loro immaginazione piena di speranza, infatti, essi sarebbero serviti a dimostrare non solo la loro sensibilità artistica ma anche il fatto che non fossero creature aride e senza cuore, bensì esseri dotati di un'anima e quindi meritevoli di vivere una relazione affettiva vera e propria e con essa ritardare il triste epilogo delle loro misere vite.

    I due ragazzi dunque seguono il suggerimento di Ruth e dopo la terza donazione di Tommy si mettono alla ricerca di Madame, che non abita più nel vecchio college, ormai chiuso e messo in vendita. Dopo affannosa ricerca riescono a trovarla e tra mille titubanze l'avvicinano e le chiedono se quella diceria sia esatta.

    Purtroppo scopriranno che si trattava solo di un bel sogno, nato tra i ragazzi per vincere il dolore e tenere accesa l'illusione di una vita vera. Assieme a questa sconfortante rivelazione Kate e Tommy apprendono anche che l'esperienza del college, così come l'hanno vissuta loro, fu davvero unica. In nessun altro collegio di quel genere era mai stata data agli altri cloni la possibilità di sentirsi ragazzi normali. Eppure ai tutor non era concesso di alimentare sogni e desideri, e dunque ecco spiegata l'ambiguità dei loro approcci, ora caldi ed amichevoli, ora freddi e distaccati.

    Questo è ciò che rivela loro Miss Emily, la quale vive con Madame, dispiacendosi di non aver potuto fare di più e di dover distruggere anche quella loro piccola speranza.

    Dunque a questo punto tutto si compirà senza più attese.

    Kate perde definitivamente i suoi amici, anche se la parola morte non viene mai pronunciata, e si appresta anche lei a vivere ciò che le è stato riservato.

    Ulteriori dettagli relativi a queste vicende e alla loro origine rimangono avvolti nel mistero, tranne il fatto che forse questo bisogno di cloni si determinò a seguito di una guerra.

    L'ipotesi che qualcosa di simile possa realmente avvenire fa venire i brividi, eppure tutto quello che sta accadendo ai nostri giorni, come il recente impianto di cellule staminali umane in animali per la produzione di organi da trapiantare, mostra che non siamo molto lontani da questa eventualità così terribile, soprattutto per gli animali.

    L'originale punto di vista di questa narrazione, che forse appartiene al genere fantasy, ci immette in un mondo parallelo i cui protagonisti, come burattini del circo o bambole animate di una qualche fiaba per ragazzi, prendono vita.

    Con estrema coerenza compositiva, che non perde mai il filo nel sofisticato intreccio dei ricordi, l'autore riesce a farci immaginare l'estrema tristezza di una condizione che pur non  drammatica,  è senza via d'uscita e che sono tentata di assimilare a quella dei nostri ragazzi, ai quali sembra non manchi nulla se non la possibilità di fare progetti a lungo termine, proprio a causa dell'incertezza di un futuro troppo dinamico ed imprevedibile,  che a volte si vorrebbe riuscire a rallentare per meglio governarlo.

    Allo stesso modo mi figuro il giorno non troppo lontano in cui anche nelle nostre case compariranno robot ed intelligenze artificiali capaci di provare emozioni, rabbia o sentimenti come quelli di Ruth, Kate e Tommy. Mi auguro che tali aberrazioni restino il più a lungo possibile confinati solo nell'immaginario di quegli scienziati a cui piace sentirsi come piccoli dei che plasmano il mondo o nella fantasia degli autori di romanzi.

    Per quanto mi riguarda mi pare che di smarrimento ce ne sia già anche troppo nell'essere umano senza aggiungervi quello di creature sperimentali. E anzi non vi capita mai di sentirvi anche voi un po' cloni, quando vi chiedete da dove veniamo, perché siamo qui e qual è il senso del nostro esserci?

    In fondo anche noi, come quei tre ragazzi, sappiamo che tutto avrà termine e che a molte domande non c'è risposta. Ecco perché spesso preferiamo non chiederci più nulla e semplicemente attraversare, come loro, ora con rabbiosa impotenza, ora con cupa rassegnazione, gli esigui spazi del nostro divenire.

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