Gruppo di lettura – incontro 20 settembre

Trama

Io mi chiamo Mina e mi piacciono molte cose: denti di leone, tonno in scatola, libri, ricotta, lucciole e soprattutto i draghi, e le fiamme che escono dalla loro bocca. I draghi nessuno li uccide, sono fortissimi e per questo io mi sento una di loro, infatti la prima volta che ho visto Lorenzo non mi sono neanche spaventata. Lui era infuriato, urlava forte e mi ha lanciato un'occhiataccia. Ma io lo so che era solo molto arrabbiato, come me. Stare qui non ci piace per niente e questo è stato un ottimo motivo per diventare amici. Insieme facciamo sul serio. Siamo davvero due brutti ceffi e di fronte a noi se la danno tutti a gambe, perfino la paura. Il nostro mondo ha le regole che abbiamo deciso: ci sono mostri dentro i laghi, gnomi che aspettano il diploma di magia, gocce d'acqua che diventano animali fantastici e licantropi che esistono davvero. Chi non ci crede noi non lo ascoltiamo perché nonostante quello che dicono gli adulti, questa non è immaginazione. Questa è la realtà. Quella migliore per mettere a punto il nostro piano segreto. Un piano di fuga coi fiocchi. Perché io e Lorenzo dobbiamo scappare. Andarcene via dall'ospedale dentro cui viviamo ormai da troppo tempo e raggiungere il mondo fuori. Perché quando rivedremo il cielo, ogni cosa cambierà. Perché quando siamo insieme non ci batte nessuno.

Ci sono esordi che risuonano nel cuore di chi li legge per molto tempo. È così per La bambina sputa fuoco. Noi siamo Mina quando ascoltiamo il bambino che abbiamo dentro. Quando lasciamo che la fantasia ci faccia da guida. Quando ci fidiamo di un'amicizia vera, che non ci fa sentire soli. Tratto dall'esperienza dell'autrice, è un romanzo che insegna come il potere dell'immaginazione possa tirarci sempre fuori dai guai.

Recensione

Questo è un romanzo d'esordio che, grazie al passa parola, è diventato un caso editoriale.

 

La storia è semplice, una di quelle che non vorremmo mai sentire, ma che piomba come un macigno sul petto in modo improvviso. Mina inizia a sentire “gli spilli” come lei stessa li definisce e dopo una serie di ricoveri d’urgenza in ospedale, le viene diagnosticato un brutto male. La sua giovane età non le permette di capire a pieno cosa sta accadendo, né l’impatto sconvolgente che avrà per lei e per la sua famiglia. Come lei anche Lorenzo, che diventerà suo grande amico, prova tanti sentimenti ed emozioni contrastanti. Insieme metteranno in piedi un piano di fuga con i fiocchi, studiato talmente bene da essere scoperti ancor prima di varcare la porta d’uscita dell’ospedale. La loro è voglia di assaporare la libertà, la normalità e la spensieratezza della loro età che a causa della malattia non possono vivere.

 

Lo stile di scrittura risulta veloce e semplice, il linguaggio è infatti tipico di una bambina dell’età della protagonista, il che fa ancora di più immedesimare nella storia. I discorsi diretti non presentano punteggiature, si susseguono in modo naturale e spontaneo alla parte narrativa creando quasi un fiume in piena di parole. Una valanga che travolge il lettore, trasportandolo in un'altra dimensione al fianco di Mina, durante le visite, gli esami e la degenza.

 

Un libro commovente, sconvolgente e vero. Una storia vera, quella della scrittrice, che ha sentito l’esigenza di condividere i giorni più difficili della sua vita. Quelli legati alla scoperta della malattia, che l’ha tenuta in ospedale a lungo. Giulia Binando Melis in questo libro d’esordio mette una parte importante del suo passato, dando voce alla bambina che è stata. Lo ha fatto facendo al lettore un regalo di inestimabile valore, se stessa e il proprio vissuto al servizio degli altri. Mettendosi a nudo nelle fragilità di un’esperienza che metterebbe in ginocchio l’uomo più valoroso, ma che lei ha dovuto vivere in così tenera età. Lo fa attraverso le parole di Mina, il cui nome è quello della sua vicina di camera in ospedale e lo fa con un linguaggio tipico di quell’età. Una ottima scelta che permette di rendere il lettore ancora più partecipe.

Un libro che, da clown dottore quale sono, mi ha fatto particolarmente emozionare, ma che consiglio a tutti coloro che, attraverso una storia vera, vogliono imparare a sperare e a creder nel poter dell'immaginazione. Una qualità che si tende a perdere mano mano che si cresce, ma che è in grado di aprire spiragli sorprendenti di luce in mezzo al buio.

Romanzo che mette in scena una amicizia tanto comune quanto straordinaria. Mina e Lorenzo si incrociano per la prima volta nei corridoi dell’ospedale, lui decisamente burbero e impertinente, lei scioccata ma incuriosita. Il destino comune che li lega a quelle quattro mura, a piantane e flebo, a medicine sempre diverse, a chemioterapie che lasciano ben poche forze addosso fa il resto. Sono insieme in quella battaglia, fianco a fianco.

Un romanzo che consiglio assolutamente e che non può far altro che arricchire.

Alcune note su Giulia Binando Melis

Giulia Binando Melis è laureata in Filosofia con una tesi sulla morte, giura di essere un tipo allegro. Di giorno realizza progetti narrativi come creativa freelance, di sera è una cantante piano bar; solitamente non fa lo sbaglio di invertire.

 

La libertà macchia il cappotto pubblicato da All Around, la casa editrice del giornalismo italiano, rappresenta per Antonello Loreto una prova di maturità superata a pieni voti.

Un grande romanzo necessita di due qualità: forza cognitiva e potenza immaginativa, più una spezia: la passione.

Cognizione, immaginazione, passione anche una sottile ironia e un sottofondo di leggerezza, di matrice calviniana, consentono al lettore di immergersi nelle pagine di Antonello Loreto.

Convincente la metafora del muro, asimmetrico come la vita, che rimbalza come la pallina da tennis colpita da  Q (Quentin solo all’anagrafe) a metà strada tra il “giovane Holden” di Salinger e “l’Antoine Roquentin” di Sartre.

Questo ragazzo segnato dalla prematura scomparsa dei genitori, ristretto in una adolescenza con Nonna Faustina, sin troppo premurosa, tanto da apparire fuori luogo e, soprattutto con il “dadaista”, “Emilio Salgari” il pesce rosso; solo quest’ultimo, unitamente ad una playlist musicale, di tutto rispetto, a partire da How is your life today? dei Pocupine Tree, la racchetta da tennis acquistata da Cisalfa e i VHS degli incontri del suo mito preferito McEnroe riescono ad allietare Q.

Prima o poi a ciascuno di noi arriva il momento del cosiddetto turning point e “la svolta” arriva anche per il giovane Q.

Un colloquio di lavoro in Trentino, per un’occupazione piuttosto originale (sic): “custode di una malga a Paneveggio”, lo smuove dalle abitudini e dal palleggio sul muro e, per un breve tratto, anche dalla compagnia del “dadaista”  l’inseparabile pesce rosso.

La svolta è nell’incontro con K ( Katiusha solo all’anagrafe), consonanti che si incontrano Q e K, per una coincidenza disegnata dal caso, ed è subito melodia.

Lo scrittore è riuscito a farmi accomodare nell’autobus dove avviene l’incontro amoroso e sono rimasto incuriosito ed attratto da questo incontro casuale.

Il romanzo sembra trasmetterci una verità: il caso è soltanto il punto di partenza non è l’entità che presiede ai nostri destini va provocato (la ricerca del posto di lavoro per Q). Si tratta di qualcosa di essenziale che ha il potere di farci scoprire l’amore e/o l’amicizia, incontrare l’altro per scoprire se stessi, questo è accaduto tra Q e K; l’incontro è Libertà.

Non voglio spoilerare oltre e il bello è davvero dappertutto, nascosto in ogni pagina da una scrittura accattivante; vi assicuro che specie alla fine non mancheranno i colpi di scena, tra sogno e realtà, tra assenze e presenze scorrono vite ed esistenze.

Buona lettura. (Vincenzo Candido Renna)

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