Incontro 6 dicembre 2016

GUARDA ATTRAVERSO IL BUIO PER POTERLI CAPIRE

 

La storia viene raccontata dalle due voci narranti protagoniste: Sandra e Juliàn. Sandra è una ragazza, incinta, piena di insicurezze, che lotta contro i suoi fantasmi (un amore che non riesce a corrispondere, l'incertezza del futuro, la disoccupazione, etc.), mentre Juliàn è un ottantenne vissuto, saggio, addolorato dalla morte dell'amata moglie e dedito ad una vita di vendetta nei confronti di coloro che gliel'hanno rovinata per sempre: i nazisti protagonisti delle inumane sofferenze che ha dovuto subire a Mauthausen. Ed è proprio la vendetta che lo spinge in Costa Blanca, a finire il "lavoro" iniziato anni prima da un caro amico e che lo porterà a conoscere Sandra, ignara di essere diventata il centro di interesse di un gruppo di vecchietti che, sebbene tanto strani, suscitano in lei emozioni contrastanti.


La scrittura è fluida e la trama risulta inizialmente avvincente. Il lettore cade subito nella smania di capire dove la scrittrice intenda arrivare, vivendo il racconto alternato di due protagonisti tanto diversi.

Mi piacciono le trame che portano il lettore a documentarsi e ad approfondire tematiche ed infatti, conoscendo solo superficialmente la storia di Mauthausen, ho fatto ricerca ed appreso tante notizie che mi hanno aiutato ad entrare più in empatia con Juliàn.

Tratto da: http://www.qlibri.it/

One Response to “Incontro 6 dicembre 2016”

  • Valeria Gramolini scrive:

    ll profumo delle foglie di limone di Clara Sànchez

    (un commento di Valeria Gramolini)

    Il romanzo ha un incipit travolgente che spiazza il lettore mettendolo subito di fronte a qualcosa di tragicamente importante: la caccia ai criminali nazisti scampati ai tribunali di guerra. La materia è tale da spingere a divorare le pagine con insaziabile voracità, per scoprire però, a mano a mano che si procede che, quello della caccia ai nazisti, è un pretesto per ricavarne un triller brillante, cioè un romanzo carico di suspance, fibrillazione e introspezione psicologica, ed a cui non fa difetto neppure qualche sfumatura romantica e sentimentale.

    Un vecchio, sopravvissuto al campo di concentramento di Mauthausen, fa parte di un’organizzazione dedita a rintracciare e denunciare i criminali di guerra nazisti. Messo sulle tracce di alcuni di loro da un suo compagno di sventure, tale Salva ospite di una casa di cura per anziani in un piccolo centro della Spagna, l’uomo lascia Buenos Aires e colà si precipita per svolgere quella che ormai non è più solo una missione, bensì è diventata una vera e propria ossessione.

    Senza scendere in particolari storici che renderebbero il libro un documento della memoria, l’autrice si accontenta di farci vivere, attraverso il corpo magro e malato del vecchio ed il suo odio verso i persecutori ritrovati, un po' di quell'atmosfera cupa e mortale che ormai è nota a tutti , vista la grande produzione di films, libri e documentari al riguardo.

    La Sànchez rimane sul vago e sul generico, tant'è che viene da chiedersi se si tratti di personaggi di fantasia o realmente esistiti, cosa di cui ci darà conto solo alla fine del libro in una notarella di poche righe.

    Questo modo di procedere per la verità mi ha un po' deluso, visto che la partenza era stata molto più sostanziosa e faceva sperare in qualcosa di maggiormente documentato. Per riempire le copiose pagine del libro, dunque, l’autrice ha dovuto lavorare molto di fantasia, un po' troppo per i miei gusti, in quanto alla fine i personaggi, anche se necessariamente attraversati da mille inquietudini, risultano un po' troppo incongruenti o, al contrario, si trovano a recitare troppe volte lo stesso copione. Insomma, mi capita spesso di desiderare letture più brevi e concentrare, a meno che non si abbia veramente qualcosa da dire o quello che si dice non sia musica per le orecchie.

    Fatto sta quindi che il vecchio Julian a volte si trasforma in un provetto 007, altre è un vecchietto pieno di acciacchi, altre ancora un grande seduttore e uomo capace di provare ancora dei sentimenti. Anche sui tempi delle azioni trovo che ci siano delle dissonanze.

    Ciò non toglie naturalmente che il romanzo sia interessante e costruito in modo geniale, intrigante ed etico allo stesso tempo. Ci conduce infatti sul terreno delle passioni viscerali, come l’odio e la vendetta, o su quello delle follie ideologiche con cui si giustifica il male; ci fa riflettere sul pentimento per il male fatto o la volontà di di protrarlo ad oltranza, sulla capacità delle vittime di perdonare e dimenticare, per tornare a vivere, sulla responsabilità personale ed il diritto alla giustizia.

    Ci spinge inoltre a santificare il ricordo di quei tempi così oscuri affinché anche le nuove generazioni sappiano di quali malvagità ed efferatezze sono capaci gli esseri umani ed imparino ad ostacolarle prima che dilaghino come un fiume in piena.

    Da quella notarella in fondo al libro apprendiamo che i nomi di quei “signori” che trovano scampo in Spagna sono inventati, tranne quello del tristemente noto dottor Morte, e tuttavia la sostanza della storia è vera o quanto meno molto verosimile.

    Arricchiti del denaro e dei gioielli rubati agli ebrei o di opere d’arte trafugate dai musei, molti di quegli assassini così spietati riuscirono a farla franca, spesso senza neppure cambiare nome, e a trascorrere gli anni che seguirono all'olocausto, fino alla vecchiaia, tra immeritate agiatezze e senza l’ombra d’un pentimento o d’amarezza per il male fatto. Condividendo per interessato cameratismo la stessa sorte, si allearono in confraternite al fine di proteggersi vicendevolmente e sentendosi ancora parte di una razza superiore pronta a difendere vita e privilegi con i sistemi di sempre.

    Non mancavano rituali di adesione per i nuovi adepti, fantasmi di ideologie folli sconfitte dalla storia e una tenace volontà di potenza e di eterna giovinezza, la quale finiva per diventare motivo di ricatto o subalternità per i membri meno avveduti a vantaggio di altri più agguerriti manipolatori.

    Relativamente alla nostra storia, in quella rete di adescatori cade casualmente una giovane e sprovveduta ragazza, ancor più confusa ed emotivamente instabile , oltre che per la giovane età, anche per una gravidanza indesiderata, la quale la spinge ad allontanarsi dalla sua famiglia per andare alla ricerca di una soluzione, finendo così proprio nella città di mare in cui si erano rifugiati alcuni nazisti.

    Conquistata dall'apparente gentilezza di una coppia di anziani che la soccorre durante un malore in spiaggia, Sandra finisce per far parte delle loro vite. Fantastica di diventare loro erede e sta incautamente al gioco di nonni e nipotina, ora lusingata ed ora infastidita dalla loro ingerenza e troppo immatura per accorgersi dell’inganno che i due stanno architettando.

    Più che Sandra infatti ad essi interessa il figlio che ha in grembo che, in quelle loro fantasie malate e morbose, finisce per identificarsi con l’idea stessa di rigenerazione, di vitalismo, di futuro. Fortunatamente però la ragazza fa anche un ulteriore fortuito incontro: Juliàn.

    L’uomo, giunto da Buenos Aires nella cittadella spagnola dove si svolge la vicenda su indicazione del suo amico Salva, la mette in guardia contro quelli che lei ritiene suoi salvatori, rivelandole un po’per volta la verità., combattuto tra il desiderio di averla totalmente al suo fianco come alleata e complice e quello di proteggerla dalla nefasta influenza di quegli aguzzini.

    Nella caccia a quei carnefici mai dimenticati, Juliàn rivive il suo triste passato. Ricorda il campo di concentramento, il tentativo di suicidio da cui lo salvò il suo amico, l’amore di Rachel che gettò un po' di luce su tutta quella tragedia.

    A mano a mano che il cerchio si stringe, che ai sospetti e alle indicazioni di Salva, morto poco prima del suo arrivo, si aggiungono prove e documenti, oltre che attraverso pedinamenti anche grazie all'aiuto di Sandra, il legame tra i due diventa sempre più stretto. La ragazza, prima ignara e poi incredula, matura progressivamente

    L’affetto di Juliàn, ora paterno ora ambiguo, la spingono a desiderare di essere amata da un uomo più giovane, di riceverne il calore di un abbraccio, l’abbandono di un bacio. Mentre Julian si sente rinvigorito dall’odio sia fisicamente che emotivamente, Sandra si scopre sempre più bella e desiderabile.

    Le basta vedere una sola volta uno giovane e bello di quel giro di loschi individui per innamorarsene. Entrambi si sentono travolti da una grande passione, che viene vissuta quasi solo virtualmente. Sanno infatti di appartenere a mondi diversi e soffrono di quella situazione ormai divenuta insostenibile, tanto più che ormai la confraternita ha scoperto chi è Juliàn.

    In breve la situazione precipita e si avvia verso l’epilogo, con un crescendo di tensione e di colpi di scena. Ora la prudenza non è più necessaria e si può giocare a carte scoperte. La violenza latente si manifesta apertamente e giunge il momento di decidere di quanto eroismo si è capaci.

    Ormai la strategia di Julàn di incutere paura ai suoi aguzzini attraverso macchinazioni per le quali essi avvertono che la giustizia è sulle loro tracce non ha più senso. E’ il momento di chiedersi se le prove che si hanno sono sufficienti ad inchiodarli, come e dove nasconderle, come farle giungere alla polizia .

    Ma poi in Jiulian si fa strada il sospetto che l’età di quei criminali è troppo avanzata perché possano essere condannati.

    Inizia una specie di resa. Sandra non si può permettere di soffrire ancora e temere per la sua vita. Deve mettersi in salvo. Ha fatto quello che poteva, è stata coraggiosa ed ora sa che sarà una buona madre. Anche Juliàn è stato al di sopra delle sue stesse aspettative, agguerrito per una volta tanto almeno quanto Salva.

    Il romanzo si conclude in modo sorprendente, così come in modo sorprendente era iniziato, con un inno alla vita che continua, nonostante tutto, nelle forme più strane ed imprevedibili che si possa immaginare.

    Così come si sono incrociati i destini si separano. Ognuno se ne va per la propria strada ma forse perseguitati e persecutori, vittime e criminali torneranno ad incontrarsi ancora. Probabilmente ciò avverrà nel seguito di questo romanzo il cui grande successo ha spinto l’autrice ad inventarsi qualcos'altro e, chi è curioso, può averne un’anticipazione leggendo le prime pagine che compaiono in questa stessa edizione, con il suadente titolo “Lo stupore di una notte di luce”.

    Per quanto mi riguarda al momento mi sento sazia, ma non escludo che prima o poi abbia voglia di sapere che fine hanno fatto tutti quanti. In linea di massima non amo le “telenovelas” perchè ritengo che diano una pericolosa e soporifera assuefazione ed immagino che lo stesso avvenga anche per le storie scritte che, quanto più volentieri si leggono, tanto più ci rendono dipendenti.

    Perciò cari Sandra e Juliàn, per quanto felice di aver fatto la vostra conoscenza, per ora vi saluto, certa che, se proprio mi mancherà così tanto, saprei dove venirvi a cercare.

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