Gruppo di lettura – le parole incontro 26 ottobre 2021

La storia inizia con un grande flashback che riporta Mia ai suoi dodicenni, a quella sera piovosa in cui il padre portò a casa sua uno strano ragazzo taciturno.

Un ragazzo che la famiglia ha preso in affido ma di cui non si sa nulla perché non parla.

Mia decide di chiamarlo Fede e instaura con lui un rapporto segreto. Gli insegna l’italiano e diventa l’unica persona con cui il ragazzo parla.

La gente da prima affascinata dalla bellezza del ragazzo inizia ben presto a guardarlo con timore, a vociferare, fino a quando una notte il padre di Mia entra nella loro stanza e porta via Fede per sempre.

Che cosa è successo? Perché Fede se n’è andato? Come mai il ragazzo più speciale che Mia abbia conosciuto è stato allontanato da lei?

I suoi genitori non rispondono a queste domande, l’unica persona che cerca di aiutare Mia a trovare le risposte è Margherita, la sua maestra delle elementari che è diventata anche la sua migliore amica.

_____ commento (www.ascoltandolefigure.it) _____

Ho letto questo libro tutto d’un fiato (letteralmente visto che l’ho iniziato e finito in una notte) non tanto per gli avvenimenti che sono facilmente intuibili, ma per quel senso di empatia che emana e che ti fa subito sentire affianco di Mia nel guardare quelle foto, sentiamo i suoi pensieri, le sue paure, il suo straniamento, la sua sofferenza.

È un libro molto potente di cui ho apprezzato anche il fatto che Galiano abbia giocato a carte scoperte.

È vero la protagonista è una donna, ma le caratteristiche che ci piacciono tanto del professore le riscontriamo subito e mentre leggiamo proprio queste caratteristiche diventano ancora più parte del personaggio e ci rendono Mia molto simpatica.

Mi piacerebbe spiegarvi meglio cosa intendo, ma vi spoilererei troppe cose quindi lascio a voi scoprirlo.

Il personaggio più straordinario di tutti però è Margherita, l’anziana maestra toscana che con il suo quaderno delle meraviglie da anche a noi informazioni e risposte che non ci aspettavamo, ma che difficilmente dimenticheremo, infatti sono proprio le sue risposte che hanno animato maggiormente il nostro gruppo di libroterapia

Nel sottotitolo Galiano scrive: Ricordati di fare ciò che ti fa sentire vivo.

Io leggendo questo romanzo direi invece: ricordati di fare ciò che senti giusto nel profondo, il resto non ha nessuna importa.

Lettura volontaria per un eventuale incontro con l'autore

Regina Blues è un romanzo corale che racconta di un momento cruciale nella vita di ventidue personaggi e nell’esistenza di una città, Regina, che dovrà risorgere dalle sue ceneri, e i suoi abitanti con lei.

Dopo un evento catastrofico e imprevedibile il microcosmo perfetto in cui vivono i giovani protagonisti verrà stravolto, e non resterà che cercare di dimenticare “l’agghiacciante urlo della terra” ma non i ricordi impressi nella coscienza di una comunità che non vuole arrendersi. Un romanzo che sa preparare il terreno all’inevitabile sciagura dell’ultima parte della vicenda toccando le corde più intime del lettore, facendolo immergere nelle storie private dei personaggi e creando un legame con loro che prosegue oltre la pagina scritta.

Regina Blues di Antonello Loreto è il racconto di una morte e di una rinascita, e un omaggio alla resistenza degli esseri umani. Ed è anche una raccolta di storie d’amore, di tutte le forme d’amore che si possono provare, non ultimo il sentimento che lega la voce narrante, Syd, alla sua città, Regina, dipinta da Loreto con sensibilità e accuratezza. Regina: una città di provincia che sa parlare ai cittadini, che sa restituire tutto il loro amore, ma che sarà anche teatro della fine dei loro sogni e delle loro speranze. Tanto particolareggiata è la descrizione della città che il lettore sembra avvertire il caldo opprimente che la soffoca, e che preannuncia la catastrofe imminente. Ma Regina Blues parla anche di un’altra storia d’amore: quella dello scrittore con i suoi personaggi.

I ventidue giovani protagonisti della vicenda sono infatti caratterizzati con profondità e con un interesse per le loro esistenze che non lascia indietro nessuno, neanche coloro che ritorneranno solo per poche scene nel corso della storia.

 

In un caldo pomeriggio di aprile nella città di Regina va in scena la finale del Torneo di calcio delle Scuole Superiori, nella quale si affrontano la squadra del Liceo Classico (i Santi) e quella del Liceo Scientifico (gli Eroi). Per una città di provincia il torneo rappresenta un momento importante, quasi solenne, di aggregazione della comunità. La mattina che precede la partita, si incrociano le storie dei ventidue ragazzi che daranno vita all’atteso incontro: ognuno con il proprio bagaglio di esperienze, per taluni esaltanti e per altri tristi, e con le proprie aspettative e i propri sogni. Giovani vite costrette a diventare adulte troppo presto a causa di un evento drammatico ed epocale che in pochi istanti sconvolgerà un’intera città. Sullo sfondo degli scorci panoramici, delle piazze e delle strade di Regina, la voce narrante di Syd, arbitro designato per la finale, accompagna i destini degli altri personaggi fino al futuro di chi sopravvivrà alla catastrofe in cui “il cielo si oscura e la terra lancia un urlo agghiacciante”. La vicenda di Regina Blues fa infatti un salto di ventotto anni in cui Syd, tornato a vivere in una città che ha provato a rialzarsi con alterni risultati, si è comunque riappropriato in qualche modo della sua vita, pur se tormentato dai ricordi del passato. Ed è a questo punto che Loreto riannoda i fili, chiude i destini e pone le basi per un futuro dominato da una pace ritrovata e dalla consapevolezza che ogni minuto va vissuto come se fosse l’ultimo.

(da: www.culturamente.it/)

GdL incontro 21 settembre 2010

AMUNURANZA
Siamo in un piccolo borgo siciliano che, dall'alto di una collina, domina il mare: una comunità di cinquemila anime che si conoscono tutte per nome. Su un lato della piazza sorge la tabaccheria, un luogo magico dove si possono trovare, oltre alle sigarette, anche dolciumi e spezie, governato con amore da Costanzo e da sua moglie Agata. Sull'altro lato si affaccia il municipio, amministrato con altrettanto amore (ma per il denaro) dal sindaco "Occhi Janchi".

Attorno a questi due poli brulica la vita del paese, un angolo di paradiso deturpato negli anni Cinquanta dalla costruzione di una grossa raffineria di petrolio. Quando Costanzo muore all'improvviso, Agata, che è una delle donne più belle e desiderate del paese, viene presa di mira dalla cosca di Occhi Janchi, che, oltre a "fottere" lei, vuole fotterle la Saracina, il rigoglioso terreno coltivato ad aranci e limoni che è stato il vanto del marito.

Ma la Tabbacchera non ha intenzione di stare a guardare. Attorno a lei si raccoglie una serie di alleati: il professor Scianna, che in segreto scrive poesie e cova un sentimento proibito per la figlia di un amico, l'erborista Lisabetta, capace di preparare pietanze miracolose per la pancia e per l'anima, Lucietta detta "la piangimorti", una zitella solitaria che nasconde risorse insospettate… una compagnia variopinta e ribelle di "anime rosse" che decide di sfidare il potere costituito a colpi di poesia, di gesti gentili e di buon cibo: in una parola, di "amurusanze".

 

 

TERRAMARINA
È la sera della vigilia di Natale e Agata, che in paese tutti chiamano la Tabbacchera, guarda il suo borgo dall'alto: è un pugno di case arroccate sul mare che lei da qualche tempo s'è presa il compito di guidare, sovvertendo piano piano il sistema di connivenze che l'ha governato per decenni e inventandosi una piccola rivoluzione a colpi di poesia e legalità. Ma stasera sul cuore della sindaca è scesa una coltre nera di tristezza e "Lassitimi sula!" ha risposto agli inviti calorosi di quella cricca di amici che è ormai diventata la sua famiglia: è il suo quarto Natale senza il marito Costanzo, che oggi le manca più che mai.

E, anche se fatica ad ammetterlo, non è il solo a mancarle: c'è infatti un certo maresciallo di Torino che, da quando ha lasciato la Sicilia, si è fatto largo tra i suoi pensieri. A irrompere nella vigilia solitaria di Agata è Don Bruno, il parroco del paese, con un fagotto inzaccherato tra le braccia: è una creatura che avrà sì e no qualche ora, che ha trovato abbandonata al freddo, a un angolo di strada. Sola, livida e affamata, ma urlante e viva.

Dall'istante in cui Luce – come verrà battezzata dal gruppo di amici che subito si stringe attorno alla bimba, chi per visitarla, chi per allattarla, vestirla, ninnarla – entra in casa Tabbacchera, il dolore di Agata si cambia in gioia e il Natale di Toni e Violante, del dottor Grimaldi, di Sarino, di Lisabetta e di tutta quella stramba e generosa famiglia si trasforma in una giostra. Di risate, lacrime, amurusanze, tavole imbandite, ritorni, partenze e sorprese, ma anche di paure e dubbi: chi è la donna che è stata capace di abbandonare ai cani il sangue del suo sangue? Starà bene o le sarà successo qualcosa?

 

LE PROMESSE MANCATE
Una telefonata in una sera funestata dalla pioggia riapre vecchie ferite nella memoria del commissario Toni Nastasi: Luca, un amico d'infanzia, è stato ucciso. Alla mente del commissario ritorna il doloroso ricordo di Marco, inseparabile spalla di Toni e Luca, che trent'anni prima si è tolto la vita. Perché quel gesto?E come sono collegate queste due vicende? Oltre a Luca, due anziani preti sono stati uccisi dallo stesso assassino, che ha lasciato sui corpi un sinistro segno di redenzione. Nastasi, impegnato a districarsi fra i ricordi che pian piano riaffiorano dall'oblio, riallaccerà i fili di una memoria che, tassello dopo tassello, presenterà un conto amaro, delineando un quadro dove vecchi affetti e nuovi volti assumono connotati imprevedibili.

 

Cosa fare di quella picciridda che ha già conquistato i cuori di almeno sette madri e cinque padri? Tea Ranno torna a percorrere i territori fiabeschi e solari dell' Amurusanza con il suo stile che fonde dialetto siculo e poesia e si lascia contaminare dal realismo magico sudamericano. Il risultato è una narrazione corale ipnotica, un moderno presepe fatto di personaggi vitali e incandescenti, una generosa parabola di accoglienza e solidarietà.

Tra una tavolata imbandita con polpettine e frittelle afrodisiache e una dichiarazione d'amore capace di cambiare una fede, le sorti dei personaggi s'intrecciano sempre più, in un crescendo narrativo che corre impetuoso verso la deflagrazione…

 

 

6 luglio 2021 incontro GdL

Il romanzo scritto in prima persona dal piccolo Momò, 10 anni (poi passati a 14 nel corso del romanzo per vicissitudini anagrafiche) è una originale versione dei miserabili di Hugo. I personaggi sono in effetti dei miserabili: "figli di puttana" di varia nazionalità affidati alle cure di una ex prostituta ebrea scampata ai campi di concentramento, e spesso dimenticati dalle madri alle sue cure discutibili, inoltre transessuali, uomini soli, o neri di qualche tribù africana, che vivono in comunità in un piccolo appartamento del condominio. Il romanzo è molto originale, rocambolesco, fantasioso, con espressioni linguistiche piacevolmene espressive. E' un romanzo tenero e commovente perchè ai personaggi non manca mai il cuore, a volte il cervello. Leggendo questo romanzo sembra di entrare in un film di Almodovar altrettanto vario e pieno di vita e di colore anche se più candido. I personaggi sono tutti teneri come il transessuale Lola ex pugile nigeriano dal cuore d'oro e vivono insieme, ebrei, neri, arabi e francesi soli, senza barriere e pregiudizi razziali e culturali. Nonostante l'ambientazione tra prostitute e drogati e trans tutto resta "pulito", cioè i personaggi non sono mai abbruttiti dall'ambiente e questo dà al romanzo un tocco irrealistico di favola che però non guasta. Gary vuole far capire al lettore che per chiunque, in qualunque forma fisica pro o contro le leggi di natura (belli o brutti, etero gay o trans), la vita non ha senso se non si ha qualcuno da amare. Nel romanzo c'è un po' di tutto e la scrittura ispira molta simpatia. Il finale poi è decisamente commovente. Gary è stata proprio una bella scoperta. E dire che ha pubblicato il romanzo con uno pseudonimo quando la critica e il suo stesso editore lo davano per finito (come scrittore).

8 giugno incontro GdL

Delizioso! Siamo a Venezia, Olimpia è una ragazza benestante ma che si vuole guadagnare da sola quello che ha. Ama i libri al punto di farne i suoi migliori amici, perdendosi tra le loro pagine. Un giorno per ripararsi dalla pioggia entra per caso nella libreria antiquaria del signor Anselmo e tra i due l'intesa è subito perfetta. Olimpia è sempre più interessata ai libri proibiti, quelli messi nell'Indice dalla chiesa, cioè i libri che a partire dal 1550 erano ritenuti proibiti perchè trattavano temi inaccettabili. Il signor Anselmo ha da sempre una passione sfrenata per le poesie di Veronica Franco, una prostituta del '500 le cui pubblicazioni erano state ovviamente messe al bando. Olimpia inizia ad imparare il mestiere nella bottega anche se i genitori non sono molto d'accordo, ma grazie all'intervento di una cara amica della ragazza, Peggie, una nobildonna che frequenta i salotti della madre, Olimpia inizia a lavorare nella bottega. Assieme a lei c'è anche un altro apprendista, Davide, il nipote del signor Anselmo, e tra i due c'è subito un rapporto particolare, dove Olimpia è da subito attratta da Davide ma lui sembra interessato a tutte le ragazze tranne che lei, probabilmente anche per via della differenza d'età. Le cose vanno avanti a questo modo per un po', fino a quando tra Olimpia e Davide scoppia la passione, ma si fidanzano solo per poco tempo perchè dal passato torna una ex di Davide e li dividerà. Olimpia soffre troppo per questa situazione e decide di andare a studiare i libri antichi a Parigi. Passano gli anni, ed il signor Anselmo lascia in eredità ad Olimpia alcune scritture inedite di Veronica Franco. Da questo momento Olimpia non può fare a meno di cercare di scoprire da dove provengono questi scritti e come il suo mentore ne era entrato in possesso, ma sembra che nessuno abbia risposta a questo quesito. Olimpia intanto si fa strada nel mondo dei libri antichi a Parigi e con lei ci sono due fidati amici.. (Liz Matutteame)

27 aprile – incontro GdL (rinviato)

Un Capodanno come tanti ma non proprio. Quattro sconosciuti si incontrano e si scontrano per caso in cima alla Casa dei Suicidi, desiderosi di farla finita per sempre.
Non si conoscono, ignorano desideri e dolori altrui ( se non in quel momento ), una sola certezza , vite sfuggite al proprio controllo, irriguardose e modeste, costruite su tradimenti, solitudine, prigionia, noncuranza, figlie di una disillusione acclarata ad accomunare esperienze del tutto ( ma non proprio ) diverse.
Martin, star televisiva, assaggiata la galera per una storia di sesso con una minorenne, ha abbandonato la famiglia, Jess è stata mollata dal fidanzato, ha una famiglia assente ed affranta della misteriosa scomparsa della sorella, Maureen è una madre sola che ha trascorso ogni istante della propria vita al capezzale del figlio Matt, affetto da una malattia invalidante, JJ ha riposto da tempo il proprio auspicato ingresso nella popolarità musicale ritrovandosi a consegnare pizze a domicilio.
Le loro vite sono tramontate definitivamente in quel preciso istante, su quell’ ultimo piano, nessuna alternativa o via di fuga, sospinti da una pulsione irrefrenabile verso un gesto estremo e poco consolatorio.
Ciascuno pare essere pronto, ma improvvisamente, specchiandosi nell’ altro, non si riconosce se non riappropriandosi della speranza di evitargli una fine anche propria.
È l’ inizio di altro, e 90 giorni ( tempo limite per metabolizzare ed evitare l’ idea del suicidio ) di introspezione e condivisione, una terapia di gruppo per anime solitarie, il tempo necessario per scongiurare eccessi smodati, leggersi dentro e ritrovare se stessi, rimuovendo il passato nefasto.
Un rapporto, il loro, che parrebbe impossibile, figli di generazioni e classi sociali diverse con caratteri, gusti e linguaggi inconciliabili oltre che motivazioni contrapposte.
In questo viaggio psico emozionale, tra turpiloquio protratto e molesto ( Jess) ed una cinica ironia sdrammatizzante ( Martin ), un senso di inadeguatezza ed esaurimento ( Maureen ) ed una completa disillusione per vita ed amore ( JJ ), c’è ancora una possibilità ed un punto di incontro, che la vita riservi a ciascuno un senso ritrovato ed un fine negato o solo interrotto.
Qualcosa da tempo si è rotto, stentano a riconoscerlo o ne negano l’ evidenza, da tempo smarriti, anestetizzati, inconsapevoli, chi avendo inseguito desideri fuorvianti, chi fagocitato dalla celebrità, chi sommerso dal dolore famigliare e da un perbenismo nauseabondo, chi troppo idealista o soffocato da una quotidianità muta e da uno stillicidio di una vita non vita.
Ed allora che cosa rimane? Un vago ricordo, attimi di felicità, progetti interrotti, un vuoto esistenziale ormai scoperchiato e manifesto. Ciascuno, come sovente accade, ha elevato il proprio mondo a regola generale, ha fatto di se’ una vittima sacrificale, puntando il dito contro un nemico spesso invisibile, il proprio io.
L’ osservare e l’entrare nella pelle altrui, il confronto anche aspro con il diverso, il leggersi dentro, riconsegneranno senso e consapevolezza.
Un romanzo che insegue e ben rappresenta velocità, azione, turpiloquio, cinismo e superficialità emozionale, ( tratti tipici dell’ autore ), figli dei vizi ormai acquisiti di una contemporaneità un po’ schizofrenica, maldestra e poco pensante, ma anche il dolore della perdita, la paura della solitudine, una introspezione non banalizzata, per ritrovare, sull’ orlo del baratro, la possibilità di una rivisitazione con annessa redenzione.
Una domanda ed un dubbio, con vista sull’ oggi: che ormai sia troppo tardi?

30 marzo 2021 – incontro GdL

Via del Corno è troppe cose per essere solo una strada: in quei cinquanta metri privi di marciapiedi e di interesse, esclusi dal traffico e dalla curiosità, ci si può imbattere nel meglio e nel peggio del mondo, in cuori e cervelli malati di ossessioni e desideri, ma soprattutto nell'autenticità di un gruppo di persone che usa dire "noi". Via del Corno "è tutta udito", e anche quando le finestre sono chiuse, le vicende, le rivalità, gli amori di uomini e donne si intersecano, si mischiano, trapassano da muro a muro. Finché, inevitabilmente, si confondono con il secolo e i suoi eventi: il Duce, il regime, la violenza politica, la repressione. Pratolini diceva che via del Corno – e lui la conosceva bene, per averci abitato da ragazzo – era la sua Aci Trezza, la sua epica popolare. Il romanzo che le dedicò nacque mentre l'autore lavorava con Rossellini alla sceneggiatura di Paisà: aveva il cinema neorealista "addosso" e lo trasferì su pagina, facendo della Firenze degli anni Venti l'icona indimenticabile di un mondo dolente ma vivo, dove la speranza era ancora accesa. Prefazione di Walter Siti.

Alcuni commenti.

Luca – Un romanzo corale stupendo, che rappresenta in modo mirabile, a tratti poetico e toccante, la miseria, il dolore, la speranza, la gioia, insomma, la vita della persone che abitano una piccola strada di Firenze tra le due Guerre. In generale, consiglio a tutti di leggere Pratolini, perché scrive in un bellissimo italiano, come solo i grandi scrittori sanno fare.

Deijijv Un magnifico affresco della vita in un quartiere popolare di Firenze negli anni dell’ascesa del fascismo.

 

Il mondo del quartiere, la rappresentazione corale della vita di un rione popolare di Firenze: il libro di Pratolini è una favola moderna ma dall'ossatura antica, che si richiama alla novella boccaccesca, dove il vero protagonista è proprio lui, il quartiere di Sanfrediano. Qui le ragazze spasimano e si dannano tutte per lo stesso dongiovanni, "Bob" (dalla sua somiglianza con Robert Taylor), ma quando una delle innamorate gabbate, la Tosca, scopre il doppio gioco del ragazzo, decide di organizzare una beffa destinata a dargli una lezione una volta per tutte. Con un ritmo narrativo agile e brioso e un lessico ispirato al vernacolo fiorentino, Vasco Pratolini accompagna il lettore in una vicenda ricca di ironia, dove il contrappasso e la farsa scandiscono le storie dei protagonisti.

Alcuni commenti

Liberandoci Firenze, 1948: il dopoguerra è un momento di ricostruzione, ricreazione, nuova vita. La gente riprende le proprie attività e la vita di quartiere rinasce. Sanfrediano è un rione popolare di Firenze, popolato da gente semplice e verace, persone che tra le prime si sono ribellate al fascismo. Tra loro, il "partigiano" Aldo, detto Bob per la sua somiglianza con l'attore Robert Taylor, è il rubacuori del quartiere e riesce a tenere sulle spine anche cinque ragazze contemporaneamente. La vita gli sorride e le donne stravedono per lui, finché non decidono di…. Vasco Pratolini, considerato uno dei grandi autori della letteratura italiana del Novecento, con questo romanzo riesce, grazie a una scrittura agile e ironica, a ricostruire la vita di quartiere e a trasportare il lettore in un mondo che sta scomparendo. Un piccolo gioiello, che non dovrebbe mancare in una libreria ben fornita.

26 gennaio 2021 – incontro Gruppo di Lettura

La leggenda del ragazzo che credeva nel mare

 Salvatore Basile

Quando si tuffa Marco si sente libero. Solo allora riesce a dimenticare gli anni trascorsi tra una famiglia affidataria e l’altra. Solo allora riesce a non pensare ai suoi genitori di cui non sa nulla, non fosse che per quella voglia a forma di stella marina che forse ha ereditato da loro. Ma ora Marco ha paura del mare. Dopo un tuffo da una scogliera si è ferito a una spalla e vede il suo sogno svanire. Perché ora non riesce più a fidarsi di quella distesa azzurra. Perché anche il mare lo ha tradito, come hanno sempre fatto tutti nella sua vita. Eppure c’è qualcuno pronto a dimostrargli che la rabbia e la rassegnazione non sono sentimenti giusti per un ragazzo. È Lara, la sua fisioterapista, che si affeziona a lui come nessuno ha mai fatto. Lara è la prima che lo ascolta senza giudicarlo. Per questo Marco accetta di andare con lei nel paesino dove è nata per guarire grazie al calore della sabbia e alla luce del sole. Un piccolo paesino sdraiato sulla costa dove si vive ancora seguendo il ritmo dettato dalla pesca per le vie che profumano di salsedine. Quello che Marco non sa è il vero motivo per cui Lara lo ha portato proprio lì. Perché ci sono segreti che non possono più essere nascosti. Perché per non temere più il mare deve scoprire chi è veramente. Solo allora potrà sporgersi da uno scoglio senza tremare, perché forse a tremare sarà solo il suo cuore, pronto davvero a volare.
Salvatore Basile con il suo romanzo d’esordio, Lo strano viaggio di un oggetto smarrito, ha emozionato migliaia di lettori. A due anni dall’uscita ecco una nuova imperdibile storia. Un ragazzo senza radici in cerca di sé stesso. Il fascino del mare e i mille segreti che nasconde. La forza di un passato che vuole uscire dal silenzio per regalare speranza e voglia di rischiare ancora.

 

Borgo Sud

 Donatella Di Pietrantonio

«C'era qualcosa in me che chiamava gli abbandoni.»

 con un romanzo teso e intimo, intenso a ogni pagina, capace di tenere insieme emozione e profondità di sguardo.L'ArminutaÈ il momento più buio della notte, quello che precede l'alba, quando Adriana tempesta alla porta con un neonato tra le braccia. Non si vedevano da un po', e sua sorella nemmeno sapeva che lei aspettasse un figlio. Ma da chi sta scappando? È davvero in pericolo? Adriana porta sempre uno scompiglio vitale, impudente, ma soprattutto una spinta risoluta a guardare in faccia la verità. Anche quella piú scomoda, o troppo amara. Cosí tutt'a un tratto le stanze si riempiono di voci, di dubbi, di domande. Entrando nell'appartamento della sorella e di suo marito, Adriana, arruffata e in fuga, apparente portatrice di disordine, indicherà la crepa su cui poggia quel ma-trimonio: le assenze di Piero, la sua tenerezza, la sua eleganza distaccata, assumono piano piano una valenza tutta diversa. Anni dopo, una telefonata improvvisa costringe la narratrice di questa storia a partire di corsa dalla città francese in cui ha deciso di vivere. Inizia una notte in-terminabile di viaggio – in cui mettere insieme i ricordi –, che la riporterà a Pescara, e precisamente a Borgo Sud, la zona marinara della città. È lí, in quel microcosmo cosí impenetrabile eppure cosí accogliente, con le sue leggi indiscutibili e la sua gente ospitale e rude, che potrà scoprire cos'è realmente successo, e forse fare pace col passato. Donatella Di Pietrantonio torna dopo 

 

15 dicembre 2020 – incontro GdL


Edith e Andrea, una giovane un po' trasgressiva e un capitano molto rigoroso, si incontrano per caso su un traghetto, tra Venezia e la Grecia. Un evento minimo dei tanti di cui è fatta la vita. Ma la loro cambia per sempre. Dapprima c'è il rifiuto: come possono, loro così diversi, sentirsi attratti una dall'altro? Poi le fasi alterne di un amore dapprima clandestino, le avventure di una lunga separazione, il pericolo di un segreto, una felicità inattesa e una grande prova… E infine l'isola, piena di vento e di luce, dove i due vanno ad abitare ristrutturando una vecchia casa abbandonata. L'isola dove ora Andrea si ritrova solo. I dialoghi veramente importanti, però, non si esauriscono mai: mentre la cura quotidiana del giardino e delle api dell'amata moglie lo aiuta a tornare alla vita, Andrea continua a parlare con lei. Le racconta, con tenerezza e passione, la loro grande storia d'amore. E le promette che ritroverà la figlia, Amy, che da troppo tempo ha interrotto i rapporti con i genitori. Forse è possibile ricominciare, riscoprirsi famiglia, nonostante i dispiaceri e le scomode verità? Una storia che ci pone domande fondamentali: sui legami che forgiamo tra le anime, sulla nostra capacità di cambiare, sul destino che unisce e separa. Quando ci sembra di aver perso la capacità di stupirci, cercare la luce, prenderci cura, è il cuore che tace o solo noi che non lo sappiamo ascoltare?


Quando, durante uno scavo archeologico, vengono rinvenute alcune ossa umane, uno sperduto campo della black country si trasforma improvvisamente nella complessa scena di un crimine per la detective Kim Stone. Non appena le ossa vengono esaminate diventa chiaro che i resti appartengono a più di una vittima. E testimoniano un orrore inimmaginabile: ci sono tracce di fori di proiettile e persino di tagliole da caccia. Costretta a lavorare fianco a fianco con il detective Travis, con il quale condivide un passato che preferirebbe dimenticare, Kim comincia a investigare sulle famiglie proprietarie e affittuarie dei terreni del ritrovamento. E così, mentre si immerge in una delle indagini più complicate mai condotte, la sua squadra deve fare i conti con un’ondata di odio e violenza improvvisa. Kim intende scoprire la verità, ma quando la vita di una sua agente viene messa a rischio, dovrà capire come chiudere al più presto il caso, prima che sia troppo tardi.

3 novembre – incontro GdL

DUE ROMANZI LE SONO SERVITI A PRENDERE LE MISURE. POI, VIOLA ARDONE HA COMINCIATO A LAVORARE A UNA STORIA DIMENTICATA TROPPO IN FRETTA. QUELLA DI TANTI BAMBINI DI NAPOLI, DEL SUD DELL’ITALIA USCITO DALLA SECONDA GUERRA MONDIALE CON LE STIGMATE DELLA MISERIA E DELLA FAME IMPRESSE NELLE PROPRIE CARNI, CHE VENIVANO OSPITATI PER LUNGHI PERIODI DA FAMIGLIE DELL’EMILIA-ROMAGNA, DELLE MARCHE. UN PROGETTO ORCHESTRATO DAL PARTITO COMUNISTA E DALL’UNIONE DONNE ITALIANE, CHE PRESE FORMA TRA IL 1946 E IL 1952. COINVOLGENDO RAGAZZINI DI STRADA, SENZA GENITORI, OPPURE RIMASTI DA SOLI CON LA MAMMA SENZA PAPÀ.

Da quella storia, da un’appassionata ricerca, ha preso forma “Il treno dei bambini”, che è diventato subito un caso letterario internazionale. Tanto che il romanzo di Viola Ardone, napoletana, docente in un Liceo scientifico, che ha debuttato da scrittrice nel 2012 con “La ricetta dei cuori in subbuglio”, seguito nel 2016 da “Una rivoluzione sentimentale”, ha conquistato i più qualificati editori presenti alla Buchmesse di Francoforte l’anno scorso. I diritti di pubblicazione sono stati acquistati da ben 19 Paesi sparsi nel mondo, dagli Stati Uniti alla Cina. E perfino il cinema ha messo gli occhi addosso a questa storia intensa e bellissima.

La guerra è finita da un anno appena quando Amerigo Speranza deve abbandonare all’improvviso la sua misera casa, il rione di Napoli dove ha imparato a difendersi dalla vita, la mamma che non sa mai regalargli una carezza, ma fa l’impossibile perché la sua adolescenza non si accorga troppo dell’assenza del padre, della quotidiana scarsità di cibo, dei vestiti rattoppati come può. Assieme a migliaia di altri bambini viene caricato a bordo di treni lanciati verso il Nord. Verso un’Italia che ha accettato di condividere quel po’ di carne, di pasta, di pane in più che può portare in tavola con chi, ogni giorno, deve fare i conti con i tormenti della fame. Con la triste abitudine di abbandonare presto la scuola, per imparare le regole che governano il mondo seguendo il duro decalogo della strada.

Ma il viaggio del “Treno deo bambini” sarà tutt’altro che una scampagnata. Perché è organizzato dalle strutture del Pci. Perché l’Italia è ancora profondamente ferita dalla guerra civile che ha contrapposto i fascisti irriducibili e i partigiani. Perché c’è chi va in giro a dire che la democrazia ha scalzato la monarchia imbrogliando i conteggi dei voti nei seggi elettorali. E la propaganda vocifera, senza troppi complimenti, che i ragazzini finiranno dritti dritti in qualche postaccio dell’Unione Sovietica. Sempre che i comunisti cattivi non se li mangino prima.

29 settembre 2020 – incontro GdL

Tra momenti di gravità e «sgravità», microidee scartate, cassapanche che custodiscono il passato e rassicuranti oggetti della vita quotidiana il narratore di Bravi racconta con levità, appunto, una storia di non poco peso.

«Con tutte le cose che  succedono al mondo era successa anche questa». Si raccontano in questo romanzo le avventure tragicomiche di Anteo Aldobrandi e le sue levitazioni, iniziate un bel giorno senza preavviso all'età di quattordici anni. Sono passati trent'anni: da allora non ha mai smesso di levitare e di sperimentare quella forza cosmica che lo tira su. Un giorno, però, sempre senza preavviso, un postino gli consegna una busta verde pastello contenente una denuncia della sua ex moglie. Da quel giorno Anteo si trova a dover fare i conti con una realtà sempre più schiacciante. Tenta di tutto per tornare a levitare, ma fallisce ogni volta, mentre le buste verde pastello, che continuano ad arrivargli una dietro l'altra, lo tengono sempre più ancorato alla terra, invischiato in un processo penale di cui non capirà mai fino in fondo le accuse. Tuttavia, come dice il suo amico orologiaio, l'arte della levitazione non si perde mai: «ti sembra che scompaia, ma alla fine, quando meno te l'aspetti, te la ritrovi sotto i piedi».

 

 

 

 

 

"Il mio corpo aveva assorbito il cibo del Führer, il cibo del Führer mi circolava nel sangue. Hitler era salvo. Io avevo di nuovo fame"

La prima volta in cui Rosa Sauer entra nella stanza in cui dovrà consumare i suoi prossimi pasti è affamata. «Da anni avevamo fame e paura», dice. Siamo nell'autunno del 1943, a Gross-Partsch, un villaggio molto vicino alla Tana del Lupo, il nascondiglio di Hitler. Ha ventisei  anni, Rosa, ed è arrivata da Berlino una settimana prima, ospite dei genitori di suo marito Gregor, che combatte sul fronte russo. Le SS posano sotto ai suoi occhi un piatto squisito: «mangiate» dicono, e la fame ha la meglio sulla paura, la paura stessa diventa fame. Dopo aver terminato il pasto, però, lei e le altre assaggiatrici devono restare per un'ora sotto osservazione in caserma, cavie di cui le SS studiano le reazioni per accertarsi che il cibo da servire a Hitler non sia avvelenato. Nell'ambiente chiuso di quella mensa forzata, sotto lo sguardo vigile dei loro carcerieri, fra le dieci giovani donne si allacciano, con lo scorrere dei mesi, alleanze, patti segreti e amicizie. Nel gruppo Rosa è subito la straniera, la "berlinese": è difficile ottenere benevolenza, tuttavia lei si sorprende a cercarla, ad averne bisogno. Soprattutto con Elfriede, la ragazza più misteriosa e ostile, la più carismatica. Poi, nella primavera del '44, in caserma arriva un nuovo comandante, Albert Ziegler. Severo e ingiusto, instaura sin dal primo giorno un clima di terrore, eppure – mentre su tutti, come una sorta di divinità che non compare mai, incombe il Führer – fra lui e Rosa si crea un legame speciale, inaudito.

 

Il mare è agitato e le bandiere rosse sventolano sulla spiaggia. Il piccolo Michele ha corso a perdifiato per tornare presto da scuola, ma quando apre la porta della sua casa, nella piccola stazione di Miniera di Mare, trova sua madre di fronte a una valigia aperta. Fra le mani tiene il diario segreto di Michele, un quaderno rosso con la copertina un po' ammaccata. Con gli occhi pieni di tristezza la donna chiede a suo figlio di poter tenere quel diario. Lo ripone nella valigia, promettendo di restituirlo. Poi, sale sul treno in partenza dalla banchina. Sono passati vent'anni da allora. Michele vive ancora nella piccola casa dentro la stazione ferroviaria. Addosso, la divisa di capostazione di suo padre. Negli occhi, una tristezza assoluta, profonda e lontana. Perché sua madre non è mai più tornata. Michele vuole stare solo, con l'unica compagnia degli oggetti smarriti che ritrova ogni giorno nell'unico treno che passa da Miniera di Mare. Perché gli oggetti non se ne vanno, mantengono le promesse, non ti abbandonano. Finché un giorno, sullo stesso treno che aveva portato via sua madre, Michele ritrova il suo diario, incastrato tra due sedili. Non sa come sia possibile, ma sente che è sua madre che l'ha lasciato lì. Per lui. Ora c'è solo una persona che può aiutarlo: Elena, una ragazza folle e imprevedibile come la vita, che lo spinge a salire su quel treno e ad andare a cercare la verità. E, forse, anche una cura per il suo cuore smarrito.  

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