Archive for gennaio 16th, 2017

Incontro 24 gennaio 2017

Giovanni e Francesco BelfioriLe parole mute del tempo

Lorenzo LicalziL'ultima settimana di settembre

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Una storia degli anni Ottanta.
La prima indagine del commissario Livio Bacci”.

Il libro
Nel suo primo caso Bacci si trova alle prese con un cold case: una vecchia storia degli anni Ottanta, fra il mare Adriatico, le feste estive sulla spiaggia, la musica dei Duran Duran, le grandi compagnie giovanili. A farlo tornare indietro nel tempo è un biglietto trovato nella cassetta delle lettere, con scritte poche parole e due date: “Giulia 1965-1983. Io so”. Giulia era la ragazza di Livio, un amore durato pochi mesi, quando entrambi erano diciottenni, e culminato con la sparizione della ragazza una sera d’estate, durante una delle tante feste in spiaggia. Chi ha scritto, dopo tanto tempo, quel biglietto? E perché? Livio Bacci, commissario quasi cinquantenne, collezionista di angeli, fumatore e boxeur, è chiamato ad affrontare i propri ricordi, i propri dubbi e la sconvolgente verità che si nasconde da trent’anni dietro il caso della ragazza Giulia.

Il romanzo è ambientato negli anni Duemila, ma un lungo flashback della memoria ci riporta alla torrida estate del 1983, l’anno successivo ai mondiali vinti dagli azzurri al Santiago Bernabeu di Madrid, l’anno dei 99 Luftballons della tedesca Nena e della Sanremo di Vita spericolata di Vasco Rossi, dell’arresto del conduttore tv Enzo Tortora e del primo governo a guida socialista. Per il giovane Livio, però, fu anche l’anno in cui tutto cambiò, in cui decise che forse il suo destino era quello di diventare uno “sbirro”.

Come comincia:
Restò così, con la mano aperta e un foglio accartocciato sul palmo: “Giulia 1965-1983. Io so” c’era scritto. Dunque, qualcuno sapeva. Livio, invece, si accorse di non sapere nulla, erano trascorsi trent’anni e per lui era ancora buio. Si fermò a leggere di nuovo quella riga vergata a mano sul foglio bianco. Chi avrebbe mai immaginato, quel giorno di primavera, che qualcuno infilasse nella sua cassetta della posta un foglietto bianco, racchiuso in una busta, dove tre parole e due date avrebbero rimesso in moto un passato che l’uomo credeva smarrito?

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Premio Selezione Bancarella 2016.

La vita è crudele, l'unica fortuna che hai è quella di accorgertene tardi e così, se proprio non sei un imbecille, riesci ogni tanto ad essere felice.

Pietro Rinaldi ha ottant'anni e vuole essere lasciato in pace. Ormai è convinto che la sua vita sia arrivata al capolinea e, mentre mangia penne all'arrabbiata, riflette su quanto i libri siano meglio delle persone. Se già fatica a sopportare se stesso, figuriamoci gli altri! Non ha proprio intenzione di avere a che fare con l'umanità… fino a quando, un giorno, nel suo mondo irrompe Diego, il nipotino quindicenne. Lui ha l'entusiasmo degli adolescenti e la forza di chi non si lascia abbattere dagli eventi, neanche da quelli più terribili, e non ha paura di zittire i malumori del nonno. Da Genova partono in direzione di Roma, a bordo di una Citroën DS Pallas decapottabile su cui sembra di volare. Sul sedile posteriore c'è Sid, l'enorme incrocio tra un San Bernardo e un Terranova – vera e propria calamità. Ed è così che un viaggio di sola andata si trasforma in un'avventura on the road, piena di deviazioni e ripensamenti, vecchi amori e nuove gioie. Perché è proprio quando credi di aver visto tutto che scopri quanto la vita riesca ancora a sorprenderti. "l'ultima settimana di settembre" è il racconto esilarante e commovente del viaggio di un nonno e un nipote alla ricerca di se stessi. È una storia che, senza giri di parole, scava nei sentimenti più profondi e ci porta di fronte alle emozioni più vere, quelle che richiedono una buona dose di coraggio per essere affrontate ma rimangono impresse indelebili dentro di noi.

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Alberto Lupo legge Kipling “SE”

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Arnoldo Foa legge Leopardi

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