16 novembre 2018 – foto

One Response to “16 novembre 2018 – foto”

  • admin scrive:

    UN INCONTRO DELUDENTE (Valeria G.)

    Non poteva che essere deludente l'incontro di venerdì 16 novembre con Maximiliano Cimatti, l'autore de “L'uomo di Elcito”, e certo non per colpa sua, bensì mia, essendomi caricata di aspettative esagerate o sbagliate rispetto ad un romanzo che avevo creduto storico, ma che di storico ha solo l'ambientazione e la parte iniziale.
    Del resto certi fatti ben documentati, come la ferrovia Ancona-Roma o il colera di Ancona, sono descritti così dettagliatamente e verosimilmente da lasciar supporre che anche il resto sia reale e non frutto della ricca fantasia dell'autore. Dunque ad Elcito, lo sperduto paesino dell'Appennino maceratese dal nome così evocativo, non ci fu mai alcun brigante chiamato Olmo, né lì si erano mai ritirati uomini e donne dediti ad una vita comunitaria appartata e pacifica dopo anni di sanguinose razzie. Tutto inventato di sana pianta dunque! (Di sicuro vi fu solo una comunità di frati benedettini durante il Medioevo e successivamente un esiguo agglomerato rurale…)
    Ma come avrei potuto pensare diversamente dal momento che in quelle stesse pagine si cita anche la famosa Banda Grossi, realmente esistita nel pesarese, e che nessuna nota nel libro, né in prefazione, né in appendice, avvisa il lettore che fatti e personaggi sono di pura invenzione? E' vero che si tratta di un romanzo e non di un trattato storico, e che avrei dovuto supporre una certa licenza poetica (suscitare nel lettore dubbi e congetture fa parte del gioco), ciò non libera tuttavia l'editore dalla responsabilità di fornire un prodotto eticamente corretto, cioè un prodotto la cui forma corrisponda alla sostanza.
    Non campeggia infatti in copertina a chiare lettere quel titolo così fuorviante? Quale uomo di Elcito, dunque? (“Carneade, chi era costui…?”)
    Mi sento un po' come un bambino a cui è stato detto all'improvviso che Babbo Natale non esiste. Certamente qualcosa di vero c'è, un papà che porta i regali, come qualche banda di ladri più o meno sanguinaria disseminata nei territori del maceratese nella seconda metà dell'ottocento, di sicuro però non nei numeri e nella consistenza così ponderosa di cui si parla nel libro ( “Le Marche non sono il Regno delle due Sicilie!”).
    In un attimo dunque tante belle considerazioni o curiosità sul fenomeno del brigantaggio sono andate a farsi friggere. L'autore è stato fin troppo chiaro: “Questo non è un libro sul brigantaggio, ciò che mi interessava era soprattutto affrontare il tema delle reazioni dell'animo umano nelle situazioni estreme…” (cito a memoria…). Stando così le cose, non si sono potuti approfondire quegli aspetti della questione che non sono documentatati, ma solo supposti o immaginati e che speravo emergessero, forse inseguendo un sogno romantico di irredentismo (I briganti motori di una resistenza ante-litteram contro gli invasori sabaudi, ad esempio).
    In un'epoca di bufale grosse come le buche delle strade di Roma avrei gradito imbattermi in qualcosa di autentico e sincero. Non parlo dell'autore, persona affabile che si è raccontata in modo simpatico e genuino, bensì della operazione commerciale che sta dietro il lancio del libro e che io, intrigata dall'argomento, ingenuamente non ho colto. Mi sono sentita un po' presa per i fondelli, insomma, ma è un problema mio, come si dice oggi e dunque, se delusione c'è stata, è delusione di me stessa. Me ne farò una ragione.
    Che dovrebbero dire allora quegli innamorati che si recano a Verona sotto il balcone di Giulietta credendo che sia proprio quello da cui sospirava parole d'amore a Romeo, se sapessero che fu costruito apposta per alimentare, assieme al mito, anche il flusso dei turisti?
    Certamente se non avessi avuto modo di accedere alla verità incontrando l'autore crederei ancora che nelle Marche, in un paesino chiamato Elcito e nei territori circostanti, avvennero fatti sanguinosi e straordinari avvolti nelle nebbie del mistero, che la secolare faggeta di Canfaito contribuisce ad alimentare.
    Non tutti però hanno la possibilità, come noi, di accedere alla verità, scoprendo che parte della storia e titolo dell'opera rientrano in un'operazione commerciale, a favore magari non solo della casa editrice ma anche di Elcito e della riserva naturale del San Vicino. Un po' più di onestà intellettuale, però, in chi l'ha prodotta e lanciata sul mercato non avrebbe tolto nulla alla valore del libro e del suo autore, che sono e restano entrambi degni di tutto il nostro apprezzamento.

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