24 marzo 2017 – Incontro con l’autore

One Response to “24 marzo 2017 – Incontro con l’autore”

  • Valeria Gramolini scrive:

    LA DANZA DEI SETTE VELI

    L’ Isis visto attraverso gli occhi di Paolo Sensini

    (commento di Valeria G.)

     

     

    Se speravamo di chiarirci le idee su questo inquietante fenomeno ci sbagliavamo di grosso. Sapere più cose, o meglio sapere cose altre rispetto a quelle raccontate dai canali ufficiali dell’informazione, spesso contribuisce solo a rafforzare il convincimento che la verità è una galassia irragiungibile, un corpo nudo nascosto dietro ben più di sette veli.

    Tuttavia si devono demolire e demistificare le mille menzogne diffuse dagli organi di stampa asserviti ai padroni di turno, svelarne gli arcani e denunciare le connivenze fra mass media, poteri economici e potere politico, per mantenere viva nell’opinione pubblica  una seppur minima speranza di resistenza e di impegno civile.

    E’ questo ciò che tentano di fare giornalisti free land come Paolo Sensini il quale, con il suo ultimo libro presentato venerdì 24 marzo al pubblico presente nella sala consiliare del Comune di Monteporzio, prova a mostrarci l’altra faccia della medaglia rispetto ad un fenomeno che più che chiamare “terrorismo” sarebbe esatto definire “strategia bellica” di ultima generazione.

    Studiando ed approfondendo le notizie date dalla stampa internazionale in merito alla crescente espansione del “califfato” in tutto il Nord Africa ( tranne, casualmente, Istraele ) e mettendo a confronto dati e fatti riportati da fonti diverse, l’autore suggerisce quella che ormai è più che una ipotesi, vale a dire la presenza occulta degli Stati Uniti in qualità di manovratori, attraverso le politiche di Obama e della Clinton, degli eventi di cui si parla.

    Che certi equilibri o disequilibri internazionali si mantenessero attraverso alleanze ed accordi con dittatori lo si sapeva già, come si sapeva che anche le guerre alla fine non sono che un altro modo  per occuparsi di  economia, tuttavia fino a qualche anno fa il teatro degli scontri rimaneva confinato nei paesi islamici e pareva non dovesse riguardarci mai direttamente. Ora, al contrario, a partire dall’assalto alle torri gemelle in poi, i bersagli si sono spostati in Occidente e, in particolare in Europa nel modo in cui sappiamo.

    Quei “mostri” foraggiati per tenere a bada i comunisti da un lato e spegnere sul nascere i tentativi di alcuni paesi islamici di darsi svolte democratiche dall’altro, cosa questa che ne avrebbe rafforzato le economie, sono cresciuti più che bene e non sempre sono disposti a contenersi, come probabilmente speravano coloro che li avevano creati o invece, magari, il disegno era proprio questo: mantenere permanente la conflittualità per non dare modo a quelle nazioni di crescere.

    L’Isis non è fatto di guerrieri improvvisati bensì bene addestrati; sono dotati di mezzi, di intelligence, di un vero e proprio apparato bellico complesso ed articolato, sono finanziati da stati che investono in Occidente i profitti del petrolio e da potentati economici che fanno il bello ed il cattivo tempo, e conoscono alla perfezione le tecnologie mediatiche di cui si avvalgono per la propaganda atta a reclutare nuovi adepti, mercenari o fanatici religiosi che siano.

    Denunciare come fa Sensini o altri giornalisti del suo calibro le responsabilità di una certa politica asservita all’economia attraverso la nutrita mole di informazioni e controinformazioni messe in circolo sulla rete, quando non si tratta di bufale, sta spingendo i governi ad oscurare alcuni siti ed a promulgare leggi che uccidono la libertà di stampa, come quella recentissima che vieta agli storici ed ai ricercatori di mettere in discussione, riesaminandoli alla luce di nuove scoperte, fatti da tempo consolidati e riconosciuti come reali. Insomma, cercare la verità sembrerebbe essere diventato un reato.

    Qualcuno tra il pubblico ha sostenuto che questa grande circolazione di notizie sul Web rende sempre più difficile agli organi di potere “il raggiro” dell’opinione pubblica, la quale sarebbe meno imbecille di quanto i governi suppongono, opinione questa condivisa anche da Sensini assieme al fatto che la gente, oltre che non stupida, è anche sempre più arrabbiata.

    Per quanto mi riguarda credo che la pluralità delle informazioni e delle fonti che il Web rende possibile reperire sia un’arma a doppio taglio: da un lato infatti toglie potere al monopolio delle notizie che è alla base di un consenso di massa acritico e pecorone, dall’altro però l’eccesso di informazioni, spesso contrastanti, più che smaliziati ci rende confusi e disorientati.

    La conseguenza allora è che spesso si creano gruppi di dissacratori per partito preso, dietrologi a tempo pieno fanatici quanto coloro che contestano. In sostanza finisce che, anzichè un solo manipolatore dell’opinione pubblica, ve ne sono diversi in grado di suscitare risposte frammentate così come sono frammentati i link che circolano sulla rete. Dubito fortemente che il popolo del Web sia così meticoloso da scandagliare in profondità quel mare di informazioni. Sono in pochi a farlo, i più invece o vanno dietro allo scoop del momento fintanto che non viene messo in discussione da un altro scoop, oppure, nauseati dall’abbondanza di elementi su cui riflettere per far tornare i conti, decidono che è impossibile districare quel groviglio, finendo così per cedere al dubbio, il quale, se entro certi limiti è cosa buona, quando è eccessivo paralizza e rende impotenti. Qualcuno può anche immaginare che la cosa sia voluta….Chissà..

    Non sapendo più di chi fidarsi, a chi o cosa credere, soprattutto quando le presunte terribili macchinazioni svelate sono attribuite a personaggi illustri ed osannati  o cozzano contro convincimenti radicati, si finisce per non credere più a nulla o a nessuno.

    E questa è la faccenda più grave perchè annichilisce. Non sapere a chi dare ragione o pensare che quasi tutto è marcio e corrotto, mina alle basi la fiducia dell’uomo nell’uomo, esaspera l’individualismo ed il disimpegno, vanifica qualsivoglia idealità o speranza di riuscire a cambiare le cose, anche volendolo.

    Tant’è che qualcuno rimpiange il buon tempo antico nel quale il “pensiero unico” dava l’illusione della certezza e rendeva possibile l’azione. Al contrario oggi che è il tempo dei “pensieri deboli” l’agire è sospeso nell’attesa di una chiarezza che si allontana sempre più, come un miraggio. E allora capita che non riuscendo più a distinguere tra amici e nemici, anzichè avventurarsi nel buio del cambiamento, ci si àncora a quelle poche verità positive che si sono conosciute. Finchè possono durare, come la Costituzione. Prima o poi infatti occorrerà rendersi conto che la contemporaneità, anche se destabilizzante, deve essere affrontata riducendo al minimo la paura ed inventando nuove ed inattese forme di adattamento.

     

     P.S. Il libro in questione è consultabile presso la biblioteca comunale

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