Archive for marzo, 2017

Incontro GdL – 11 aprile 2017

Il matrimonio degli opposti” (Neri Pozza, 2016, titolo originale The Marriage of Opposites, traduzione di Laura Prandino) è il nuovo libro dell’autrice statunitense, nata a New York nel 1951, Alice Hoffman che ricostruisce l’incontro tra i genitori di Jacob Abraham Camille Pissarro (Charlotte Amalie, 10 luglio 1830 – Parigi, 13 novembre 1903) pittore francese, tra i maggiori esponenti dell’Impressionismo, sullo sfondo delle allora Antille danesi che sarebbero divenute poi, nel 1917, Isole Vergini americane.

A Charlotte Amalie capitale dell’isola di St. Thomas

“le notti erano nere come la pece e l’aria greve e stagnante, perfette per sognare”

Il caldo, le zanzare e i pipistrelli erano il nucleo centrale dell’esistenza degli abitanti del luogo, alla piccola Rachel Pomié, non restava altro che sognare un altro Paese, quello dei nonni paterni, dove le donne erano abbigliate in seta nera e crinoline che frusciavano a ogni passo. Gli avi di Rachel erano arrivati nel Nuovo Mondo dalla Francia portandosi appresso una piantina di melo a ricordo dei frutteti che avevano posseduto. La ricerca della libertà aveva condotto i Pomié prima in Spagna, poi in Portogallo e quindi a Bordeaux, nell’unica regione francese che a quell’epoca ammettesse la religione ebraica. Ma qui la libertà era stata di breve durata,

“la nostra gente venne incarcerata, poi uccisa e bruciata”

perciò via di nuovo varcando l’oceano alla volta del Messico e del Brasile. Ma l’Inquisizione aveva seguito gli ebrei in fuga anche oltre oceano, il nonno di Rachel era finito nell’isola di Saint Domingue, dove erano cresciuti entrambi i genitori della ragazzina. Nel 1754 quando il re di Danimarca aveva emesso un editto in base al quale tutti gli uomini erano liberi di praticare la loro religione sull’isola di Saint Thomas, Monsieur Moses Pomié insieme alla sua giovane moglie si era stabilito nell’isola delle tartarughe definita da Cristoforo Colombo “Paradiso in terra”, dove nel 1795 era nata Rachel. Spirito selvaggio, “di rado facevo come mi si diceva”, Rachel era cresciuta in questo granello di terra che galleggiava su di un mare turchese, avendo come compagnia Jestine, la figlia creola della cuoca Adelle, e il cugino orfano Aaron Rodrigues. A Rachel piaceva scrivere storie e leggere libri nella vasta biblioteca paterna, dove aveva imparato la “storia complicata” dell’isola nella quale la Compagnia danese delle Indie occidentali aveva fondato una società basata essenzialmente sul commercio. Quando gli affari di Monsieur Pomié avevano iniziato ad andare male, l’uomo aveva convinto la figlia a sposare l’anziano commerciante Isaac Petit, un ebreo francese di discendenza marrana

“di quasi trent’anni più di me, padre di tre figli, dei quali una bambina che non aveva ancora un anno”

il quale ancora piangeva la scomparsa dell’amata moglie Esther, morta di febbre puerperale. Gli anni erano passati, Rachel e Isaac avevano avuto tre figli, un maschio e due femmine, all’improvviso nel 1824 Petit era morto in seguito a un attacco di cuore. Considerato che allora alle donne non era concesso di possedere beni terreni, Madame Petit era stata messa da parte a favore di un parente maschio che viveva in Francia, del quale finora nessuno ne aveva mai sentito parlare e che nessuno aveva mai conosciuto. “Un estraneo avrebbe deciso il nostro destino”, quell’estraneo si chiamava Frédéric Pizzarro, che stava per lasciare la Francia da studente giovane e ingenuo per andare incontro al suo destino e all’amore.

“Se trovi la felicità, afferrala. Non la ritroverai un’altra volta. La riconoscerai a prima vista”.

Con suggestioni che rimandano alla letteratura di Gabriel Garcia Marquez, l’autrice descrive con toni brillanti e suggestivi una figura di donna singolare e affascinante morta a 94 anni di età e una grande storia d’amore avente come sfondo uno scenario da favola che nasconde insidie e profonde ingiustizie. Nella Postfazione Alice Hoffman sottolinea come gli anni dell’infanzia e della scuola trascorsi con braccianti e figli di schiavi, contribuirono alle scelte personali e alla formazione politica di Camille Pissarro (l’artista adottò il proprio cognome alla grafia francese nel 1882). Uno dei più grandi pittori del XX Secolo si considerava un ateo e un anarchico e visse la propria vita da artista e lavoratore, un outsider che si lasciava definire soltanto dalla sua arte. Pissarro non tornò mai più nelle Indie Occidentali, ma l’isola di St. Thomas e la sua gente

“influenzarono la sua pittura, la sua filosofia e la sua intera esistenza”.

Incontro GdL – 21 febbraio 2017

Catrijn, venticinque anni, vive in una fattoria nella campagna di Alkmaar. È infelicemente sposata con Govert, uomo alcolizzato e violento, che però la lascia ben presto vedova. Alla morte del marito Catrijn decide di cercare fortuna in città, ad Amsterdam, dove va a servizio in una famiglia che la accoglie con rispetto. La padrona di casa prende lezioni di pittura alle quali Catrijn assiste per farle compagnia, e per lei sono momenti di pura felicità. La pittura è la sua vera passione, anche se il suo ceto difficilmente le permetterà di dedicarsi all'arte. Ma il destino ha in serbo molte novità; costretta a lasciare Amsterdam a causa di nuove catastrofi, si reca a Delft dove trova lavoro in una fabbrica di ceramica come decoratrice. È una grande e inaspettata gioia per lei potersi dedicare ai colori, alla pittura, alle figure…

Commento

Scritto da GIULIA
il 24 novembre 2016

Simone Van Der Vlugt ambienta questo romanzo nell'Olanda del Secolo d'Oro, dove cultura e arte fioriscono e crescono vertiginosamente grazie ad artisti del calibro di Veermer e Rembrandt e studiosi come Spinoza. Proprio in questa cornice viene ambientata la storia di Catrijn, una donna rimasta vedova che vede nella sua situazione una possibilità di riscatto ma soprattutto l'occasione per seguire i suoi sogni. Sarà proprio questo fermento culturale a spingere non solo la protagonista ma anche tante altre donne a cercare fortuna in città e a decidere di plasmare da sole il proprio destino.

 

24 marzo 2017 – Incontro con l’autore

Festa della donna 2017

I PICCOLI PASSI DI UN’EMANCIPAZIONE INCOMPIUTA

(Una nota di Valeria G.)

  • 1956: La corte costituzionale abolisce lo IUS CORRIGENDI, cioè il diritto da parte dell’uomo di colpire la moglie per errori nell’educazione dei figli (prima del 2015 per unirsi in matrimonio ci vogliono pochi secondi, per separarsi fino a tre anni)
  • 1975: Abolizione della POTESTA’ MARITALE. Con il nuovo diritto di famiglia ora i coniugi hanno pari diritti
  • 1981: Con la legge 442 del 2 agosto viene abolito il DELITTO D’ONORE. Prima di questa data colui che uccideva la propria moglie o sorella sotto l’ira per l’offesa del proprio onore aveva diritto a sconti di pena da 3 a 7 anni
  • 1981: Viene abolito IL MATRIMONIO RIPARATORE, cioè l’estinzione del reato di violenza carnale nel caso in cui lo stupratore di una minorenne accondiscenda a sposarla per salvare l’onore della famiglia
  • 1996: Legge 66: la VIOLENZA SESSUALE viene finalmente riconosciuta come reato contro la persona e non più contro la morale pubblica ed il buon costume
  • 2001: Legge 154 del 4 aprile: IL GIUDICE PUO’ PRENDERE MISURE PER CONTRASTARE LA VIOLENZA NELLE RELAZIONI FAMILIARI, come l’allontanamento del familiare pericoloso dal domicilio comune, impedirgli l’avvicinamento ai luoghi frequentati dalla famiglia, imporgli il pagamento di un assegno di mantenimento al nucleo famigliare rimasto privo di sostegno economico a causa del suo allontanamento
  • 2009: Legge 38 del 23 aprile: VIENE RICONOSCIUTO IL REATO DI STALKING E PERSECUZIONE ( emerge un fenomeno dalle dimensioni inquietanti)
  • VIENE ISTITUITO IL TELEFONO ANTIVIOLENZA 1522

 

Se si sono raggiunti questi risultati legislativi è grazie alle battaglie dei movimenti femminili o femministi che dir si voglia, ma c’è ancora molta strada da fare per conseguire una sostanziale uguaglianza di diritti uomo-donna, come ad esempio l’equiparazione degli stipendi a parità di mansione, che in molti paesi europei è cosa fatta da tempo.

Ciò non significa misconoscere la differenza fra i due sessi, poichè la corporeità ha la sua importanza ed anche la psiche pensa ed elabora con sfumature diverse tra i due generi, ma questo non deve diventare un presupposto per discriminare o escludere. La famiglia umana è una, al di là della razza, dell’appartenenza religiosa o dell’identità sessuale, oggi  a quanto pare sempre meno definita e definibile,

Le lotte delle donne nei paesi occidentali, dopo la forte caratterizzazione negli anni delle battaglie per la regolamentazione delle pratiche abortive, prima illegali e spesso causa di morte, oggi si ascrive nel più ampio universo delle rivendicazioni per la conquista e la tutela dei diritti umani in quanto tali. Si tratti di bambini, di minoranze etniche, di anziani, o portatori di qualche handicap…ognuna di queste battaglie rappresenta semplicemente il desiderio e la necessità di vedere riconosciuta la propria persona e di avere tutti le medesime opportunità di accesso ad una condivisa idea di felicità.

Mentre da un lato sembra che le donne dei paesi occidentali godano di grandi libertà e benefici, se paragonati alle immense privazioni delle nostre compagne nei paesi islamisti più radicalizzati, è pur vero che continuiamo ad essere uccise, seviziate, abusate, discriminate, escluse. Molti fattori, tra cui la non trascurabile difficoltà occupazionale,  esasperano rapporti famigliari già di per sé conflittuali che, non sapendo gli attori come gestire, spesso sfociano in atti criminosi degni della barbarie più estrema, senza che si sia avuta la forza o l’opportunità di farsi aiutare, esternando il proprio dolore e magari trovando soluzioni concilianti ed incruente.

Certamente una cosa da fare subito è non piangersi addosso ma rimboccarsi le maniche e cercare di agganciare il nostro disagio esistenziale a quello di altri o altre. La solitudine infatti deprime o arroventa ancor di più odii e rancori, mentre è nel confronto e nella solidarietà che si acquisiscono consapevolezze e competenze per costruire strategie rivendicative mirate ed efficaci. Il gesto isolato colpisce e destabilizza solo momentaneamente senza risolvere nulla, mentre un’azione congiunta può raggiungere qualche risultato.

Ma ciò che soprattutto va fatto è capire che la nostra dignità non è nelle mani del mondo ma di noi stesse. Siamo solo noi che studiando, informandoci, crescendo sia intellettualmente che esperienzalmente, possiamo comprendere il nostro valore, stimarci e volerci bene.

Dobbiamo essere noi a farlo prima di pretenderlo dagli altri, solo così  possiamo sperare di compiere qualche altro passo…

Dunque, care ragazze, non buttiamoci via, divertiamoci pure ma non perdiamo tempo nè diamo importanza a cose che non ne hanno, coltiviamo le nostre anime e non solo i nostri corpi, diventiamo luce per questa umanità sempre più ottenebrata ed ispirazione per opere ed azioni che servano a tutti, frantumando ogni idea di vittoria o di potere di un essere su un altro essere e cercando solo l’essenziale: la pace, la giustizia, la libertà.

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